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La spedizione del Dirigibile Italia. L’impresa polare di Nobile sullo sfondo degli anni Venti, Vol. 2,

La spedizione del Dirigibile Italia. L’impresa polare di Nobile sullo sfondo degli anni Venti, Vol. 2,

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SCOMPARSI DAI RADAR
É una storia di sapore antico e disperato, moderno e di speranza. Al momento in cui questo libro va
in stampa mancano solo cinque anni perchè sia passato un secolo dalla spedizione del dirigibile
Italia al Polo artico, con persone scomparse e mai più ritrovate, con alcuni protagonisti pressochè
miracolati in un'avventura che aveva come palcoscenico uno dei pochi luoghi del pianeta ancora da
esplorare compiutamente. Una spedizione che, a distanza di così tanto tempo, ha i contorni più
simili a un assalto all'arma bianca contro un carro armato che a un tentativo organizzato e razionale.
E che oggi è dimenticata dai più.
Una storia che registrò episodi di aiuto reciproco non sempre disinteressato, di fatali errori e
incompetenze, conditi di retorica nazionalista, di lati propagandistici e di collaborazione
internazionale talvolta goffa, spesso improvvisata e quasi sempre non coordinata. Al centro, una
lotta disperata di un gruppo di superstiti che, minuto dopo minuto per 49 giorni, si appigliano a tutto
pur di non soccombere.
Poche imprese definite 'leggendarie' hanno avuto un'eco così duratura e un improvviso oblìo quanto
la permanenza dei superstiti del dirigibile Italia sul pack artico nell'estate del 1928: giorni
interminabili tra la fine di maggio e la fine di luglio di quell'anno con alti e bassi di speranze, di
salvataggi controversi, falliti e riusciti, di tentativi di trasmissioni radio e di SOS. Ci furono
strascichi penosi e strumentalizzazioni tuttora sottotraccia, a distanza di 95 anni dalla vicenda e di
45 dalla scomparsa di Umberto Nobile, il nome indissolubilmente legato a quell'avventura.
In anni più recenti, solo il mancato arrivo sulla Luna dell'Apollo 13 nel 1970, con le ovvie
differenze in termini di vittime e di soccorsi cosmici impossibili, può vantare una simile popolarità.
Cosa poteva significare esplorare il Polo artico nel 1928 su un dirigibile, un veicolo volante più
simile a una vera e propria bomba più leggera dell'aria, costosissimo, e che richiedeva un faticoso
affiatamento e l'esperienza di un intero team?
Oggi si usa la parola 'dinosauro' per un velivolo di questo tipo e di queste dimensioni, così grande e
pesante che ai nostri occhi appare come un'assurda e obsoleta macchina. Sembra impossibile che
così tante persone vi abbiano perso tempo e molto spesso la vita, sembrerebbe improbabile che
finanzieri, capitalisti, banche e assicurazioni avessero anche solo pensato di impiegarvi e investirvi
montagne di soldi.
A noi persone del 21.imo secolo appare irragionevole che questi pericolosi bestioni siano stati
perfino al centro di complicate strategie politiche e militari.
E allora perchè scriverne? Perché i dirigibili offrono, nella nostra prospettiva storica, elementi di
comprensione di un decennio - gli anni Venti - ma anche del precedente e del successivo, portatori
delle due Guerre Mondiali: 'mostrare i muscoli' sembrava essere la parola d'ordine di tutte le
potenze mondiali, vere o presunte, dell'epoca. Il gigantismo di questi mezzi di trasporto e delle
risorse per sostenerli era come alzare la voce davanti a nemici e avversari.

Entrando in un'altra metafora, abbiamo scoperto che dai dirigibili di quegli anni, da quelle altezze
non troppo considerevoli, oggi si possono distinguere manovre più o meno interessate dei
personaggi di quel tempo: l'ascesa e la caduta di capi militari e politici, imperi in disfacimento, i
movimenti di finanzieri e dei loro flussi di denaro, le condizioni di vita della gente comune, le
evoluzioni di altri velivoli, lo sviluppo delle comunicazioni radiofoniche e di altre tecnologie. Si
possono cogliere le folate che portano gli echi di quanto si scriveva su libri e giornali, si distinguono
i sotterfugi per acquistare maggiore considerazione presso i potenti. Perfino gli improvvisi
cambiamenti di mode e abitudini.
Ci soffermeremo anche su questo: tutta la letteratura sulle imprese artiche e i loro protagonisti -
soprattutto di Nobile e Amundsen - ha tralasciato lo sfondo di quel decennio, quasi che essi agissero
in un mondo a sè stante, slegato da quell'affresco che sono gli anni Venti. In questo secondo volume
di quella che noi chiamiamo 'Trilogia Artica' lo sfondo avrà - com'è giusto che sia - lo spazio
dovuto. Uno sfondo che non è statico ma che interagisce con i personaggi di questa storia,
instaurando rapporti che, secondo noi, non sono mai stati compiutamente esplorati.
Di questo - anche di questo - leggerete nelle prossime pagine, perché le persone, i fatti e i dettagli
dell'avventura del dirigibile Italia non furono fini a se stessi e ci hanno spinto a esaminare gli ambiti
nei quali essi hanno agito.
E abbiamo adottato un'altra prospettiva per questo libro: abbiamo cercato, valutato e scelto
materiali, fonti, riflessioni non solo dall'Italia. Riteniamo che cercare motivi e documenti solo nel
nostro Paese, come spesso è stato fatto finora, abbia limitato la percezione e il peso delle imprese di
Nobile (soprattutto dell'Italia). Abbiamo così allargato il campo in altre direzioni poco o niente
battute dalla pubblicistica - decisamente imponente - che ha preso in considerazione la sfortunata
impresa dell'ingegnere irpino e del suo gruppo su quell'involucro di idrogeno che tenne milioni di
persone sul filo del rasoio tra il maggio e il luglio di quasi cento anni fa.

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