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Profili storici del brigantaggio nella Provincia del Principato Citeriore durante il Decennio Francese

Profili storici del brigantaggio nella Provincia del Principato Citeriore durante il Decennio Francese

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Quest’opera è uno studio che è partito dall’analisi di fonti documentarie disponibili presso l’Archivio di Stato di Salerno e presso la Bibliotheque Nationale Francaise, per approfondire il tema dell’insorgenza legittimista durante il così detto “decennio francese”.
Lo scopo della ricerca non era tanto l’esposizione cronologica degli eventi legati all’opposizione anti francese, quanto chiarire la matrice dell’insorgenza e tentare la definizione dei rapporti che i gruppi o i singoli ribelli avevano con il territorio, provando a tracciare i profili che hanno dato vita alle diverse insorgenze localizzate in tre macro aree della provincia del Principato Citeriore. 
Questo libro nasce come naturale evoluzione del mio precedente studio “I legionari nella provincia del Principato Citeriore” dove trattai di un peculiare esperimento mirante a generare nuovi rapporti di potere e condivisione della gestione della cosa pubblica che Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat tentarono nei confronti della piccola borghesia rurale. Ora ho provato a far emergere gli elementi sociali ed economici che invece hanno continuato a legare una parte della popolazione alla dinastia dei Borbone. 
Non ho potuto escludere il ruolo avuto dalle autorità centrali, perché la continua azione normatrice volta in primo luogo a contrastare gli effetti criminali del brigantaggio, ha rappresentato un luogo privilegiato per comprendere la visione che il nuovo corso voleva imprimere al territorio e il nuovo contratto sociale che si proponeva di coinvolgere i nuovi rappresentanti del territorio con il governo centrale. È stato quindi affrontato un ulteriore lavoro di natura interdisciplinare, che ha osservato in particolare gli aspetti legati all’ordinamento e alla legislazione specifica contro il brigantaggio, rivolgendo l’attenzione ad alcuni casi giudiziari che hanno permesso di porre in relazione il set capacitivo delle autorità centrali e di quelle periferiche nella gestione della tematica.
L’analisi dei fatti ha fatto emergere alcuni protagonisti di quel periodo; analogamente alla struttura di una compagnia teatrale, mi sono trovato di fronte ad attori principali e a comprimari; in quest’ottica ho preferito approfondire alcune figure rilevanti in quel contesto sociale e momento storico, ma che non sono state considerate rilevanti in senso assoluto dalla storiografia. Non ho voluto dedicare spazi digressivi sulla persona dei due sovrani francesi, così come su quelle del maresciallo Massena e del brigante Frà Diavolo, perché già ampiamente dibattute. Mi sono invece soffermato sugli alti ufficiali francesi che direttamente hanno fronteggiato le bande ribelli, implementando le direttive provenienti dal centro. In questo modo sono stato in grado di dimostrare che il fenomeno dell’insorgenza ha costruito un ponte tra le realtà locali e i principali attori internazionali di quel periodo. Inoltre, è stato un modo per vivificare, attraverso l’esperienze, le gesta di coraggio e le alte capacità espresse, la partecipazione del Principato Citeriore al grande gioco della storia.
È doveroso esprimere alcuni ringraziamenti. Ringrazio mia moglie Anna e i miei figli, Chiara e Daniele, per avermi sostenuto ed aiutato in questa avventura; Liberato Letteriello e Rosa Cafaro per la vicinanza dimostrata; il personale dell’Archivio di Stato di Salerno, sempre molto disponibile e cortese. Questo lavoro non sarebbe stato ultimato senza l’incoraggiamento di Ornella Trotta, Antonio Longo e degli amici del “Il bello” (www.ilbello.info), nelle nostre riunioni “virtuali” ho sempre trovato stimoli e occasioni di confronto, nonché differenti prospettive da cui indagare. Salvatore D’Avino mi è stato molto vicino durante la stesura di quest’opera e mi ha offerto dei punti di vista inaspettati, grazie ai quali ho potuto approfondire e migliorare lo studio dell’argomento. Nicola Pesacane e Daniele Iadicicco hanno sempre offerto la loro esperienza. Non posso tralasciare Fabio Gadia perché questo studio è una parte del mio vissuto e, nonostante la distanza, le nostre lunghe chiacchierate hanno sempre tenuto vivo il mio spirito critico.
Se quest’opera merita di essere letta lo si deve ad un grande lavoro di squadra dove tutti hanno dato il meglio, persino io.

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