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Un gigante per amico. Settembre 1943-Ottobre 1945

Un gigante per amico. Settembre 1943-Ottobre 1945

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La storia narrata per la “modesta” distanza che ci separa da essa, “bolle” ancora nel sangue di tanti nostri concittadini, ormai anziani. 
Il ricordo, come parecchi di loro hanno testimoniato, è ancora vivo, nonostante siano passati circa 70 anni. Infatti, molti hanno detto con animo esacerbato: «Mi sembra ieri quando quei bombardieri tedeschi (gli Stukas) coi loro terrificanti rumori passavano sulle nostre teste».
Spero, quindi, che questo lavoro, frutto di testimonianze dirette di persone che vissero tragicamente quella difficile esperienza, sortisca il duplice scopo che mi sono prefisso: informare ed educare.
Informare i ragazzi su eventi così terribili e a volte inimmaginabili, commessi purtroppo da esseri umani, in preda a istinti belluini, per la loro rara ferocia e per la totale assenza di luce cristiana. 
Educare i ragazzi alla convivenza con altri popoli, diversi solo nell’aspetto esteriore, perché il cuore è uguale per tutti. 
Far capire quanto sia orribile e deleteria la guerra, che mette due popoli l’uno contro l’altro armato, solo per sete di potere e di conquista. 
Significativa ed emblematica, a tal proposito, è una foto esposta a Pordenone nel Sacrario dei caduti in guerra: un italiano e un austriaco si abbracciano in punto di morte, da fratelli! 
Altro che interventisti e neutralisti, che seduti a tavolino decidevano della sorte di milioni di giovani in nome di principi e di ideali “sacri e inviolabili”.
Tante vite perse, tanti giovani caduti come birilli da bowling... perché? La guerra anche se causa un solo morto va evitata, né si deve combattere per la più valida delle motivazioni al mondo.
È questo il messaggio finale del libro, lanciato ad alta voce dal sacerdote durante l’omelia. 
Tutto il resto, le quattro giornate di Napoli, con l’inusitato eroismo dei partenopei, la terribile storia degli IMI, la fuga sul Vesuvio, le umili usanze quotidiane dei nostri nonni, fa solo da cornice e da struttura portante ad un messaggio più forte e pregnante, per il quale Cristo 2000 anni fa accettava di morire sulla Croce a soli trentatré anni.

Salvatore Lorenzo Rinaldi

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