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Sasha il cane alligatore

Sasha il cane alligatore

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Se fossi un cane, non potrei raccontare questa storia agli uomini, semplicemente perché il mio abbaiare non sarebbe comprensibile.

Anche se avessi il dono della parola, non verrei ascoltato.

Per far sì che questo avvenga, dovrei raccontare una storia diversa da quelle che gli uomini raccontano tra di loro per narrare le gesta, creare dei miti e descrivere gli avvenimenti che rendono i loro cani dei semplici oggetti, mezzi utili al raggiungimento di uno scopo, privi di un’anima e di sentimenti.

Questa è una storia che, nelle sue grottesche tempistiche, racconta una grande e spietata verità: noi uomini spesso dimentichiamo che i nostri amici a quattro zampe abbiano dei sentimenti. Ci sono uomini che considerano i loro animali come giocattoli e non come esseri viventi di questo creato: amici eterni dell’uomo, compagni del nostro viaggio su questa terra. Essi necessitano di cure e coccole che molte volte dispensiamo solo per riempire un nostro bisogno, forse per colmare una nostra personalissima urgenza d’affetto, urgenza che lascia nei loro animi e nei loro cuori strascichi di altre storie, come quelle del loro abbandono.

Questa è una storia narrata per far pensare, vuole far cadere quel velo di superficialità che nasconde le tante tragedie di questi esseri viventi, nostri pari.

Questo racconto è la storia che si intreccia tra uomini e cani, una storia ad uso e consumo dell’essere vivente che diventa oggetto, una storia di uomini padroni che decidono dei destini dei loro cani. Uomini che dicono di amarli, di idealizzarli, gli stessi uomini che poi li abbandonano sul ciglio di una strada perché diventati oggetti troppo scomodi.

Padroni che trasformano, che sfruttano e manipolano i loro destini.

Cani che soffrono e obbediscono. Anime che nei loro occhi lasciano trasparire, nonostante tutto il male ricevuto, quella fiducia riversata verso chi, nella loro storia, è ancora una guida da seguire. Colui che li sfama e che allo stesso tempo li trasforma in macchine da guerra, colui che sa vederli feriti e morti tra l’estasi della folla impazzita, altro non rappresenta che il preludio di un feretro di plastica che li potrebbe attendere.

Tutto questo scempio, in cambio di quei pezzi di carta colorata che da sempre, nella logica umana, sono la causa di abominevoli crimini.

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