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E ù core re pace s’ammanta

E ù core re pace s’ammanta

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Vitina Paesano: una donna che voleva nascere farfalla e infatti nella Poesia si libra leggera e soave con le sue ali di seta.

Che rivelazione il suo libro di poesie! Così accurata nella formulazione dei versi e precisa nell’incedere ritmico sciolto e vibrante!

Prima di conoscerla, mi ero già fatta di lei un’immagine di perfezione vedendo i suoi ricami e le sue trine e quando la conobbi mi sembrò di aver raggiunto un altro pianeta e desiderai incontrarla ancora, ma fui impossibilitata dalla distanza che ci separava, distanza che si è accorciata, quando ho cominciato a frequentare il Centro Culturale Studi Storici “Il Saggio” di cui è l’anima, per le finissime doti di intelligenza, intuito e creatività.

Ogni luogo produce le sue eccellenze, generano impulsi positivi e facilitano le persone intorno a tralasciare l’aspetto profano della vita, per volgersi ad opere culturalmente qualificanti.

La conoscenza è l’unico valore che ognuno porterà con sé per sempre e lei ha contribuito ad arricchire tante persone che costituiscono la sua mercede nei cieli.

E’ preceduta da uno stuolo di beneficati, che testimonieranno quello che ha fatto per loro. In cielo si esulta per la sua opera di collaborazione, indispensabile all’attuazione del progetto di evoluzione che svolge il Centro culturale, che sostiene con la sua instancabile operosità.

E’ impareggiabile nello sforzo di contribuire a promuovere la cultura ad Eboli, che sta diventando un luogo di attrazione nazionale ed internazionale per Poeti e scrittori.

Dopo aver contribuito, con garbo e perizia, all’impaginazione dei moltissimi libri pubblicati dal Centro culturale, altri impagineranno il suo, trattandosi di una sorpresa per il giorno del suo compleanno.

Nel suo libro, ha caratterizzato efficacemente una galleria di personaggi emblematici, appartenenti alla nostra società (“A mamma aruttiva”, pag. 77) - (Un figlio sacerdote, pag. 90) - (Una figlia suora, pag. 88). Le sue grandi doti d’introspezione l’hanno agevolata nel descrivere, minutamente, le connotazioni dell’animo, per una sorta di transfert istintuale.

E’ consapevole dell’ineluttabilità del dolore e riesce ad entrare, senza ostacoli, in sintonia con quelli che soffrono. In lei trovano spazio gli allievi del dolore, figli dell’uomo di questo mondo.

Ricordo che in Giobbe si legge: “La sventura non nasce dalla terra e l’uomo è nato per soffrire, come la favilla per volare in alto”. E’ quindi il dolore il cardine su cui ruotano le vite umane, dalla nascita alla morte, per una sorta di purificazione, prima di passare a dimensioni di vita più elevate?

Gesù stesso fu chiamato l’Uomo dei dolori per cancellare i nostri peccati e ci insegnò a prendere gli uni i pesi degli altri.

Con quanta sensibilità accompagna nel viaggio di espiazione gli avventori di questa taverna di polvere, sperduta in un punto dell’universo!

Quanto dolore le causa la considerazione della sofferenza altrui, mentre sente la sconfinata pena di una perdita irreparabile (“Il mio dolore”, pag. 48) - (“Inseguendo i pensieri ... nel giardino ...”, pag. 12); di una condizione mentale senza ritorno (“A Giulio”, pag. 7); dello spettro di una malattia incombente (“L’ultimo desiderio ...”, pag. 58) - (“L'ultimo desiderio ...”, pag. 58) - (“Sento ...”, pag. 83) o la straziante voce di un bimbo mai nato. (“Cara mamma”, pag. 36).

A volte scrivere è un processo purgatoriale (“L'ultimo desiderio ...”, pag. 58) o il lamento della penna è un richiamo alla solidarietà (“Sbandati nella notte”, pag. 74) per attestare che siamo un solo corpo ed una sola anima.

Forse il peccato più grave è l’estraneità al dolore altrui, che vuole accomunarci ed istruirci, ma alla sua scuola siamo negligenti e ci presentiamo puntualmente impreparati.

Allineare gli uomini sulla direttrice del dolore è più arduo dell’allineamento dei pianeti.

Quando il dolore ci dà tregua, la forza riequilibrante della Natura ci rasserena e ritorna il desiderio di amare ed essere amati e di abbandonarci alle suggestioni del calore che erompe dagli affetti e Vitina dedica canti d’amore ai suoi figli (“A Rocco”, pag. 22) - (“A Michele”, pag. 24) - (“A Lucia”, pag. 26) e insiste sulla memoria del padre, nella cui dolente assenza gravita (“Inseguendo i pensieri ... nel giardino ...”, pag. 12) - (“Ricordi d’infanzia”, pag. 81) - (“A papà”, pag. 25) - (“I Vigili urbani”, pag. 98) - (“La mamma”. pag. 59).

Si sa che i genitori non abbandonano il loro ruolo e procedendo nella loro evoluzione nei mondi di Dio, continuano a proteggere i figli, perchè, scrive l’autrice, te li porti dentro per sempre (“I figli non nascono mai”, pag. 42).

Le poesie d’amore sono capolavori d’ineguagliabile sentire, fatto di rarefatte emozioni, estranee alla voracità della passione, temperate da un animo equilibrato, retto da grande senso morale (“Dentro me, senza te”, pag. 10) - (“Fine”, pag. 9) - (“Com’è bello”, pag. 32) - (“Arrivederci amore”, pag. 30) - (“Cercandoti ...”, pag. 40) - (“Sbirciando nelle pieghe del cuore ...”, pag. 34) - (“L’orizzonte”, pag. 57) - (“Somiglianze”, pag. 72) - (“Solitudine”, pag. 73) - (“Ricordati di me”, pag. 79) - (“Lungo le strade del cuore ...”, pag. 84) - (“O core”, pag. 99) - (“E ti amo ancora ...”, pag. 41).

Tutte le vicende della sua vita sono permeate da un sentimento altruistico, che rendono speciale ogni rapporto col prossimo, senza giudicare né i forti né i deboli, secondo la lezione paterna.

E’ quest’atteggiamento distaccato che le permette di trattare figure scomode, asetticamente, senza intenti moralistici, mostrandosi esente dai comuni pregiudizi.

Dell’aurora del suo amato paese natio sento che fu in qualche modo artefice. Chissà in quale modo la sua energia ha permeato le pietre, le strade, le case, i monti e le chiese dove qualche icona ispirò sua madre a proiettarle le fattezze di una santa medioevale, così bella e cosi altera!

In spirito lo ha percorso tutto, ma ha cantato i luoghi del cuore e, a ragione, alza la voce contro chi ha disposto un’alterazione indebita delle sue connotazioni esteriori (“Sognando l’Ermice”, pag. 56) - (“A funtanella e l’Ermice”, pag. 66) - (“Funtanella e Portaruana”, pag. 50).

Qualcosa che nessuno può cambiare e che ci accompagna per la vita sono i ricordi dell’infanzia (“O nonno”, pag. 93) - (“I cunti ro nonno”, pag. 92) - (“Racconti di ieri, racconti di oggi”, pag. 86) - (“La mia scuola elementare”, pag. 44) - (“O tiempo re castagne ...”, pag. 76) - (“Pioggia o pianto?”, pag. 82).

Ma la sua visione non si concentra solo sul suo paese, si allarga al mondo e scrive: “Il cammino dell’uomo ...” (pag. 64), “Il colore del razzismo” (pag. 47), “Il bersagliere” (pag. 46), “Carlo Pisacane” (pag. 38).

Toccante è la poesia che voglio menzionare, per ultima, a stigmatizzare la sensibilità di quest’autrice, che riconosce l’importanza dell’affetto che i nostri fratelli minori sanno darci, soprattutto nei momenti difficili, senza nulla chiederci e che costituisce “il sogno tra le dita” che si avvera per caso (“Un amico per caso”, pag. 70).

Questa non è che la prima raccolta di una serie di poesie bellissime che Vitaliana (Vitina) Paesano ha scritto e custodito per anni e ringraziamo coloro che hanno dato l’assenso alla sua pubblicazione, perchè leggendole il nostro cuore è cresciuto, la nostra mente si è dilatata, la nostra intelligenza si è affinata.

 

Angela Furcas

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