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Il Fantasma col passamontagna - Metamorfosi di un uomo

Il Fantasma col passamontagna - Metamorfosi di un uomo

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«L'importante è imparare a sperare. Il lavoro della speranza non è rinunciatario perché di per sé desidera aver successo invece che fallire. Lo sperare, superiore all'aver paura, non è né passivo come questo sentimento né, anzi meno che mai, bloccato nel nulla. L'affetto dello sperare si espande, allarga gli uomini invece di restringerli, non si sazia mai di sapere che cosa internamente li fa tendere a uno scopo e che cosa all'esterno può essere loro alleato. Il lavoro di questo affetto vuole uomini che si gettino attivamente nel nuovo che si va formando e cui essi stessi appartengono»

(Ernst Bloch, Il principio della speranza)

 

In questa ricostruzione - diario di vita - c'è un'anima che si mette a nudo, delineando un'evoluzione che qualsiasi benpensante riterrebbe del tutto impossibile alla luce di certe premesse.

E' la descrizione di un percorso sul cui approdo quasi nessuno avrebbe scommesso; è un percorso di autoanalisi di una persona cha ha saputo, ad un certo punto della sua vita, operare un preciso filtro di circostanze, situazioni e contatti umani, giungendo, attraverso un lacerante travaglio interiore, o separare il bene dal male. Vi è riuscito nonostante la lunga permanenza nel "buco nero del carcere", dove la persona "perde tutti i suoi diritti, esistenziali e sociali", proprio lì egli finisce per riscoprirsi persona.

Nell'intera ricostruzione, di vicende, ma anche esistenziale non si percepisce mai un tono auto assolutorio, né rabbia per un destino che il carcere glielo ha fatto sperimentare fin da bambino.

Chi fosse minimamente tendente all'autogiustificazione potrebbe, appunto, invocare la fatalità, l'ambiente, gli eventi e chiamarli in causa quali circostanze attenuanti e predisponenti. Massimo non lo fa e descrive, come alienandosi da sé, una storia che, pur frammentata in tante tappe, resta un cammino unico, una "missione dentro se stesso", verso la "discesa nella profondità dei propri abissi", mai alla ricerca di" scorciatoie di comodo" verso una dimensione di "normalità" e di "realtà".

E Massimo vi giunge allorché comprende che la sua schiavitù, le sue sbarre non sono quelle delle galere frequentate, ma quelle che chiama i suoi demoni, contro in quali decide di combattere per giungere ad una dimensione di vita che possa dirsi veramente umana.

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