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Rabbia

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Rabbia!

Quanta Rabbia può contenere nella mente, nel corpo, nell'anima una "tecnologica" liceale sedicenne del terzo millennio? Che cosa l'ha spinta ad indossare un abito così scomodo e logorante per la sua verde età? Perché il fuoco di un sentimento così odioso si è acceso dentro di lei per poi esplodere, attraverso una catarsi imprevedibile, in una narrazione genuina, semplice ma nello stesso tempo sconvolgente e coinvolgente? Come ha fatto Chiara Feleppa a smarrirsi nel suo spazio, nel suo tempo, nel suolo per poi ritrovarsi e riconoscersi dopo lo svuotamento totale della sua Rabbia?

Cos'è successo nella vita di Chiara?

La normalità!

Già, la normalità priva di eccitazioni e di emozioni forti in cui vive tranquilla, viene scossa dalle fondamenta da una telefonata notturna che informa la famiglia di una disgrazia: la sorella, non lontano da casa, è stata coinvolta in un serio incidente stradale.

Un attimo, un attimo maledetto e la vita serena della famiglia si trasforma in un inferno, in un coacervo di sospiri, lacrime, incertezze, dolori, corse, preghiere, speranze, attese...

Ma l'attesa della guarigione è troppo lunga per Chiara! Lei ha fretta! Ha fretta di parlare, giocare, bisticciare con la sorella; ha fretta di vivere con lei: mangiare, dormire, studiare, uscire, amare. E non può attendere! Le loro vite sono intrecciate indissolubilmente e nessuno può spezzare quel solido binomio d'amore!

Chiara vive, riflette, si pone domande senza risposte. Soffre. Tace Si tormenta.

Catapultata nel suo dolore incontenibile sprofonda nel delirio vitale di una Rabbia che le fu compagnia: una Rabbia che la sostiene ma non l'abbatte; la mortifica ma non l'annulla; la infuria ma non le toglie la gioia e la dolcezza di accarezzare le mani della sorella, godere di ogni suo debole sorriso, vigilare ogni suo briciolo di miglioramento lento, troppo lento per sedare quel violento turbamento interiore che le toglie il respiro.

Ma Chiara, ragazza intelligente, decisa, forte e coraggiosa non intende farsi schiacciare dagli eventi dolorosi che l'hanno trascinata in un baratro senza colore e senza uscita!

E, per ridar colore e senso alla vita, cerca un'uscita d'emergenza la nostra Chiara; un'uscita non troppo dolorosa; un'uscita che la spogli della sua Rabbia, della sua angoscia, della sua solitudine interiore; un'uscita che non sanguini, perché di sangue ne ha già visto abbastanza!

E la trova!

La nostra Chiara trova l'uscita d'emergenza, per ritornare alla normalità, nella Scrittura, nella narrazione romanzata degli accadimenti che l'hanno investita senza pietà. E così trasforma il suo sentimento più tormentoso - la Rabbia— in rabbia intellettuale: "Essere un medico era da sempre stata la mia ambizione, il mio obbiettivo, il mio scopo da raggiungere...", infuria filosofica:"... questa è la vera forza dell'uomo: ricominciare anche quando non ci sono alternative, possibilità, speranze... guardare l'altra faccia della medaglia.., il dolore.., sarà il cemento armato per il nostro futuro… ricominciare a sognare... a credere..." che consegna al pubblico sotto forma di romanzo. In esso Chiara apre la sua anima e fa conoscere, per condividere con i lettori, le sue emozioni, i suoi sentimenti, i suoi rimorsi, i suoi sensi di colpa:" ... il mio intento è quello di condividere emozioni, sensazioni, pensieri che per troppo tempo ho condiviso solo con me stessa..." dice esplicitamente nella presentazione del testo.

Noi ringraziamo Chiara Feleppa per averci insegnato: che dal dolore si può uscire, in punta di piedi e senza dimenticare; che la disperazione si deve dominare, per rispetto degli altri; che la vita è bella, nonostante i momenti tristi; che la fede è salvezza, per chi ne è depositano; che la Scrittura, come creazione della mente e sublimazione della realtà, è purificazione dell'anima, rinascita dello spirito, benessere del corpo, arte pura.

Scrivere è ritrovare se stessi, è donarsi agli altri, è affermare la propria identità. Scrivere è ritorno al futuro. Scrivere è ricerca dell'eternità.

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