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Filastrocche della nonna

Filastrocche della nonna

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FILASTROCCHE DELLA NONNA è un titolo per metà rispondente a verità e per metà no. Di vero c’è una nonna, Adelina Lettieri, che ha custodito nella sua memoria per decenni e decenni queste “perle” di cultura popolare. Soltanto adesso, ultra ottuagenaria, ormai segnata nel corpo dal tempo e dalla malattia ma lucidissima nella mente, ogni qual volta la sua pur semplice e circoscritta realtà quotidiana gliene offre l’aggancio, tira fuori dai suoi vividi ricordi un “pezzo” di quel bagaglio culturale acquisito negli anni della sua adolescenza, della sua giovinezza, gli anni trenta e quaranta del secolo scorso. Io, quando e come ho potuto, ho registrato in forma grafica (non so con quanta esattezza, trattandosi di espressione dialettale) i “brani” contenuti nella presente raccolta.

Di cosa si tratta? E qui vengo a spiegare la dichiarazione negativa espressa nella prima frase di questa introduzione. Ho messo nel titolo della raccolta il termine filastrocche impropriamente, perché non si tratta di filastrocche. E’ molto difficile, direi impossibile, definire questi “brani”, in quanto nessuno di essi è connotato da specificità letterarie: non sono filastrocche, non sono canzoni, né stornelli, né nenie.

Allora cosa sono? Secondo me, sono schiette espressioni, quasi canti, della semplice ma genuina cultura delle piccole comunità agricole-pastorali cilentane, composte da anonimi in tempi molto più lontani, almeno due o tre generazioni prima di quella di nonna Adelina, e affidate alla tradizione orale.

I temi sono, infatti, tipici della sensibilità di quelle comunità: l’amore nascente, le delusioni, i rapporti interpersonali difficili, la trasgressione, i furti ecc.

In conclusione, ho usato il termine filastrocche perché rimanda la mente facilmente ad un tempo che non c’è più e che ormai comincia a sbiadirsi anche nei ricordi.

Ringraziando nonna Adelina per averci conservato e passato un po’ di quelle cultura e sensibilità, auguro un’occasione di piacevole lettura a chi si dovesse trovare questo libretto fra le mani.

 

Il curatore

Francesco Petrosino

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