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Antologia poetica II Concorso Internazionale “Gaeta perla del Lazio”

Antologia poetica II Concorso Internazionale “Gaeta perla del Lazio”

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Presentazione

Questa antologia poetica che avete tra le mani racchiude tutte le poesie finaliste del II concorso internazionale di poesia intitolato «Gaeta perla del Lazio». 
Come vedrete, le poesie sono divise in due sezioni. La prima sezione è composta da ventiquattro poesie a tema libero. I temi sviluppati sono davvero vari. Si va dal tema della natura - con i suoi paesaggi, gli animali, le stagioni che cambiano, il fascino della notte - alla sfera invisibile dei sentimenti, passando per i ricordi di infanzia personali fino a riflessioni che riguardano l’umanità in generale.
Un viaggio che ci porta dal personale all’universale, perché il poeta mentre parla di se stesso sta parlando dell’intera umanità e, viceversa, quando il poeta parla dell’umanità intera il lettore si sente chiamare per nome, sente che si sta parlando proprio di lui. È quel genere di magia che solo la poesia e poche altre cose riescono a fare. Mi piace pensare alla lettura delle poesie come a una palestra per la nostra empatia. L’empatia è un muscolo che va allenato cercando di mettersi nei panni degli altri anche quando ciò ci risulta molto difficile perché l’altro ci appare così diverso da noi da non riuscirlo a comprendere. Quale miglior modo per allenare questo muscolo se non attraverso la poesia che ci dimostra quanto ognuno di noi sia parte di un tutto e che ciò che provo io lo hanno provato o lo provano allo stesso modo miliardi di altre persone?
Le ventitrè poesie che compongono la seconda sezione, invece, sviluppano il tema del «mare». In queste poesie il mare è di volta in volta qualcosa di diverso: paesaggio da ammirare, fonte di ispirazione, qualcosa di immenso che ricorda all’uomo il suo essere limitato e la sua caducità.
Jules Verne in «Ventimila leghe sotto i mari» definisce il mare come «l’immenso deserto dove l’uomo non è mai solo, perché sente fremere la vita accanto a sé». 
Verne non è l’unico ad aver parlato del mare. Numerosi scrittori e poeti hanno cercato di tradurre in parole ciò che la vista di quell’immensa distesa di acqua suscitava dentro di loro, ma nonostante mille cose siano già state dette, infinite altre sono ancora da scrivere. Sul mare c’è sempre da scrivere. Esso è l’«infinito vivente» (per citare ancora Verne) e infiniti sono i modi per raccontarlo come infinite sono le sue forme. La forma del mare cambia a seconda degli occhi che lo guardano e della penna che scrive, proprio come l’acqua di cui è composto si adatta al recipiente che la contiene.
È stato un piacere far parte della giuria di questo concorso insieme a Laura Avella, Fabrizio Bragante, Rita De Rosa, Cosmo Di Russo, Daniele Spizico e Angela Testa, che ringrazio infinitamente per il loro lavoro e la loro professionalità. Un ringraziamento speciale va anche a Ciro Cicchella che ha coordinato il concorso.
E, infine, il mio più sentito «grazie» va tutti i poeti che hanno partecipato e a cui porgo l’invito di continuare a esprimere e a tenere sempre viva la loro creatività.

Miriam Santimone

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