Prisma

Il titolo racchiude la visione varia e molteplice dell’essere poeta. Prisma delle passioni che infuocano l’animo umano, solido e sfaccettato, che si muove in un tempo, veloce e liquido, in cui il significato del linguaggio non acquisisce tangibilità, la penna del poeta firma l’ostinazione a non lasciare perduta alcuna traccia e palpito.

Bisogno o necessità, le parole assumono valore e testimonianza.

Paola fa un lavoro continuo sull’amata scrittura, adoperando efficacemente la forza della parola che preserva il passato emozionale conferendo potere di rivivere ancora nel ricordo vivido, consolatore e appagante a cui la poetessa ritorna con delicata nostalgia e conservandone intatta la memoria e l’ardore di certe emozioni che scaldano per sempre la sua anima e la sua vita.

Il ritornare spesso alle emozioni primordiali e fanciullesche è una sorta di compensazione per ripristinare l’ordine delle cose a cui attingere forza e felicità e per far divampare di nuovo l’animo e il cuore.

Nei versi emerge, costantemente, la presenza di Dio e con umiltà si accosta al suo sguardo e alla sua immensa Grazia.

L’opera percorre un suo filo che unisce presente e passato, nei versi e nei colori delle tele, si mescolano l’artista e la donna. Luoghi e presenze partecipano alla meraviglia di riportare alla luce ogni istante alla vita, il lettore si sente, coinvolto e rapito, dalle immagini e dalle suggestioni.

Nel monologo interiore la punteggiatura e la scrittura sono essenziali, gli spazi tra le strofe necessarie per assaporare le parole, i suoni, i ricordi, senza fronzoli ed enfatizzazioni, accompagnati da immagini evocative che rilevano una grande profondità e una bella sensibilità.

Del resto, la poesia è vita e nasce dal dolore, dalle pause, dall’inquietudine, dagli abissi dell’anima.

L’io lirico nostalgico testimonia la sacralità delle parole nel raggiungere l’armonia interiore e la rinascita.

Maria Ronca

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