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Dell’Amore eterno

Dell’Amore eterno

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   Ho conosciuto Giuseppina Palo tanti anni fa e sono stato subito colpito dal suo essere poeta non solo della parola ma della vita. Peccato che i poeti siamo costretti a immaginarli e inventarli attraverso le loro parole e non le loro persone, perché chiunque avesse la possibilità di avvicinare la nostra Giuseppina resterebbe certamente folgorato dai suoi grandi occhi, che si spalancano sul mondo con il candore e lo stupore di chi sa pienamente coniugare i ritmi della mente con quelli del cuore.

   In questa breve silloge, l’autrice innalza il suo canto d’amore al proprio uomo, con il quale sente di dover costruire un evangelico e indistruttibile <<monolocale>> sulla roccia, per non disperdere in altre stanze la propria presenza e per rincorrere sul petto del proprio amato sogni d’amore e di eternità. Il <<petto ignudo>> è il luogo privilegiato, dove la fertile vena poetica della Palo ha modo di immaginare un campo di papaveri, illuminati dal sole, <<fra spighe di grano>>, mentre il silenzio chiede al vento di intonare una <<dolce sinfonia>>. Una sinfonia, che conduca l’amante <<nella pura essenza / di una notte a luna di miele>>.

   Lo spirito poetico, che domina la vita e la scrittura della Palo, le consente di identificarsi pienamente con la Natura, di farsi Natura, e di potersi così offrire al suo amato nella bellezza, freschezza di un corpo, che diviene <<un canto puro>>. E così i baci ricordano ciliegie, mentre costante e ardente rimane l’attesa della notte. Una delle poesie più significative della silloge è E noi addormentavamo le nostre sembianze, dove sembianza esprime il senso e il valore di un’appartenenza, più che alla realtà, a una dimensione dell’essere, che l’amore sa trasformare in certezza dell’esistere oltre lo spazio e il tempo.

   Ad aprire la silloge c’è, tuttavia, un augurio, che va oltre ogni vicenda strettamente personale: quello di sorridere alla vita grazie alla forza di un amore, che dà luce al giorno e trasmette un roseo profumo di freschezza al mondo.

   La poesia della Palo, che molto ricorda, nella forma e nella sostanza, quella dei lirici greci, merita un’attenzione amorosa, da parte di chi crede che grazie alla poesia possa esserci una nuova, fertile aurora.

 

 

 

Francesco D’Episcopo   

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