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La famiglia è la bussola, l’ancora, l’amore, di cui ogni essere umano ha bisogno per affrontare la vita.
Nonni, genitori e figli costituiscono anelli di una catena generazionale unita non solo da vincoli affettivi e di sangue, ma anche da un senso della famiglia che trova nel “patrimonio” domestico il suo minimo comune denominatore. È un patrimonio, fatto più di beni affettivi e relazionali che non materiali, di memoria e di radicamento, di apertura agli altri e di attenzione al sé che, nell’alternanza delle generazioni, modifica la sua composizione interna: in parte si spende e si sperpera, in parte si consolida e si reinveste.
Il nucleo familiare svolge un ruolo fondamentale e insostituibile nel processo di umanizzazione della vita. Oggi il suo indebolimento non deriva tanto dal superamento in corso di una concezione solo naturale di tale legame, ma dall’intrusione traumatica dei miraggi del mercato, del mito del successo individuale, del profitto a ogni costo che sembra distruggano alle fondamenta ogni discorso affettivo.
La famiglia deve fronteggiare una deriva che sembra destituirne ogni ruolo simbolico, ma la sua funzione resta fondamentale. Pensiamo, per esempio, all’importanza della testimonianza che un figlio può ricevere dall’amore che unisce i suoi genitori.
È quella la prima versione dell’amore che lascia fatalmente delle tracce.
Respirare l’amore familiare, nel nostro caso, è stato utile a dare un valore alla vita e a collocare tutti all’interno della comunità di appartenenza.
La famiglia descritta nel testo è il pavimento su cui poggiamo i piedi per costruire noi stessi. Più è solido, meglio riusciamo a tenere in equilibrio quelle parti di noi così faticose da costruire. É come avere una valigia vuota alla nascita. Più strumenti ti regalano i tuoi genitori, più saprai dove andare a cercare quando ti stai bagnando sotto la pioggia, quando non trovi la strada, quando non riesci ad aprire una porta o quando la strada sembra troppo in salita o troppo in discesa.
É sorgente di senso che attraversa ogni aspetto dell’esistenza.
In questo mondo di affetti, un ruolo speciale è affidato alla figura della mamma, patrimonio di tenerezze e di valori. Tale figura è apertura, istinto, calore, nutrimento, liquido caldo e profumato che prima avvolge e poi nutre di sostanza e d’affetto; è disponibilità, spazio, contenimento, elasticità e flessibilità, rifugio sicuro, trampolino verso la vita cui fare ritorno in caso di difficoltà: una base sicura dalla quale sperimentare, già nel grembo e ancora prima di nascere, l’affettività e la relazione con l’altro.
La madre che ci ha messo al mondo e aiutato in vita, diviene l’emblema di un amore che dura oltre la morte, una forza senza eguali.
La madre è il passato da cui è difficile staccarsi. É colei che dà coraggio e conforto nei momenti di pianto e dolore. C’è una cosa che quasi tutti possiamo sostenere: una madre rasserena solo perché esiste. E, che si tratti di autorevole scienza o spontanea coscienza del cuore, rimane l’unica forma d’amore che non teme il maltempo della vita, né l’orologio egoista le cui lancette si muovono per portarci via anche pezzi di noi stessi. Una madre saprà ritrovarli, raccoglierli e restituirli non appena gli occhi s’incontrano.
Come un fiume che scava l’arenaria, il tempo non ha minato la fiducia e l’amore nella figura materna, dolce, amorevole, bella, nei pregi e nei difetti. Capace di fermare il vento e calmare il mare. Riparare l’irreparabile, guarire l’insanabile, resuscitare dalla morte l’amore…
È anche questo il destino di una madre…
I versi del testo vogliono anche significare che è possibile custodire l’amore anche quando il cuore sembra spezzarsi perché colpito a morte. La disperazione è un virus che arriva fino alle ossa ed è difficile da debellare. Le persone che rimangono accanto a chi vive queste esperienze, e corrono questo rischio, sanno capire e apprezzare. Conoscono la fatica fatta per raggiungere alcuni traguardi e il prezzo pagato per le piccole e grandi vittorie. Sono quelle che sanno ascoltare quando si hanno gli occhi colmi di lacrime, che impediscono la superbia del male.
Il discorso poetico qui è incisivo, puro, amaro: di un’amarezza ribattuta in modo inesorabile, in perfetta fusione del linguaggio, privo assolutamente delle solite fatuità e civetterie che celano il vuoto delle righe.
“La vita è un sogno”, concludeva il poeta barocco. Basta capire che non esiste differenza tra vivere a occhi chiusi e dormire a occhi spalancati.
L’attenzione si è come spostata a una maggiore intimità di argomenti, a una partecipazione ancora visiva, ma più interiore, più sofferta: come se il linguaggio dei sentimenti personali, della luce e della terra, serva per intavolare colloqui personali e sciogliere i nodi della malinconia e della gioia.
È meraviglioso poter contare su chi sa stare vicino proprio nei momenti difficili, che riempiono, con la loro presenza, i loro abbracci, le loro parole e i loro silenzi, quel vuoto che a volte opprime.
L’amore è paradossale, perché, se da una parte rende tanto forti da affrontare i dilemmi, gli ostacoli e i conflitti che potrebbero presentarsi durante il cammino, dall’altra rende fragili, abbandona alle intemperie i punti deboli delle persone.
Chi ama si espone al dolore, perché chi ama ha anche la capacità di far soffrire. Una persona per essere tale, a parer nostro, ha alla base la capacità di amare e di essere amato.
In questo contesto, gli elementi che “caratterizzano” una donna sono tanti, come la femminilità, la dolcezza, la forza, il coraggio. C’è un elemento che sempre più spesso non si comprende mai nella sua interezza: è l’amore.
Le donne sanno amare davvero!
L’amore è un sentimento che racchiude in sé tante sfumature, dipinte nel quadro del Creatore, l’amore è la dove ogni cosa si fa con il cuore, dove ogni gesto nasce con il solo scopo di fare del bene, l’amore non si può comprare, è qualcosa che fa parte di ogni essere, di ogni creatura divina.
L’amore non ha colore, non ha età, non ha razza, non ha confini, non ha religione, l’amore è un vulcano di emozioni.
L’amore è il tesoro che Dio ci comunica e ci fa sperimentare. Un tesoro che ci viene donato, ma che non possiamo tenere per noi soli, pena l’inaridimento dell’amore stesso che richiede di essere condiviso, espresso e donato.
Tutto il resto è poesia del cuore!

 
 

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