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Amore e dintorni

Amore e dintorni

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Mi sospingono nubi all’orizzonte, a rischiarar lo sguardo, oltre, ora che tutto mi nutre soltanto di poesia, e non cerco neppure di valicar le montagne che pure amo, ma mi fan da argine, perché la Poesia è l’unica ragione che si fa preghiera in questo tempo di lacrime, ostacoli e asciutte solitudini.

Mi è bastato infatti, accomodarmi, con dolce lena e curiosità, tra le pagine dell’ultima silloge dell’amico, dott. Francesco Petrosino, finissimo scrittore, per trovar ristoro ai nebulosi pensieri, cui fan da radura i suoi versi, adagiati sotto una nuvola senza imbrogli.

Ho avuto il piacere e l’onore di presentare il penultimo lavoro letterario di Francesco, qualche anno fa e già allora ne apprezzai le straordinarie doti letterarie e di pensiero. Oggi dunque, non mi stupisco di ritrovar le medesime qualità, come la profondità e il vezzo che si distende nel suo logos, che diventa per noi squisita poesia.

Il tempo, senza tempo, così come lo spazio, senza misure, interagiscono nella sua poesia, dando vita a straordinarie forme di una geometria quasi perfetta, che è geometria dell’universo, sospesa, per lo più, al tentativo di scibile umano. In Petrosino, invece, queste forme geometriche, nelle quali non si avvertono spigoli o ritagli, assumono forma e valore di pensiero fluttuante, nel quale l’autore ci proietta, invitandoci a travalicare gli sterili confini del prestabilito o dell’usuale, ma andando oltre ogni ritrosia prettamente e semplicisticamente umana, Francesco disegna per noi un “oltre” in ogni cosa, in ogni immagine in ogni sentimento, tanto che egli, anche quando parla di dolore o di lacrime, ci fa percepire come ogni lacrima o dolore, umanamente abitati, hanno una loro proiezione nel logos, una spiegazione o una plausibile via di scampo che non è mai via di fuga.

In ogni lirica che ho letto mi affascina il contraddittorio aperto tra le righe, tra pathos e logos, che si articola in un affascinante sintesi di emozionalità, che mi spinge a leggere quelle righe, e in quelle pause, per avere la sensazione di crescita al Vero, che or mi tiene per mano, perché è esattamente un luogo di verità e di appartenenza quello nel quale la lettura dei suoi versi mi accompagna.

Egli non cerca, né per sé, né per altri, soluzioni o accomodamenti, perché è consapevole, grazie anche ai suoi studi di filosofia, che tutto è nell’immediato: la declinazione del tempo, in anni o stagioni, non esiste, ma esiste la pienezza dell’Essere che non ha tempo di compiersi in nessun tempo, perché esso stesso diventa tempo e spazio.

Ecco dunque, che in quella contezza dell’essere, anche il sentimento d‘amore, che emerge, manifestatamente o tacitamente, da tutti i suoi versi, assume il significato di evoluzione e verità, quella verità verso cui tendiamo, che forse non ci è dato cogliere, ma che costituisce certa fonte di luce.

Ed è luminoso leggerti, caro Francesco, tra queste pagine ammantate di Amor che si eleva, tra scogli ed echi, tra rimpianti e rinunce, ma che si alimenta di nuove epifanie, perché è Amor che si rialza, bene e comunque, e si espande in retaggi di poesia semplice e magnificamente articolata, da leggere con un calice di bruma tra le dita, guardando l’Oltre che hai tracciato per noi.

 

Filomena Domini

 

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