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La fonte della Vita

La fonte della Vita

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Gli scritti di Orlando Simiele sono un perenne canto all’amore. In tutte le sue poesie mette in primo piano quel sentimento meraviglioso che è un inno alla vita e, Orlando, lo canta in tutti i suoi scritti con una dolcezza e una tenerezza che lascia sbalordito chiunque adagia i suoi occhi sulle pagine vergate con minuzie di particolari, che lasciano intravedere tra le righe tutto il contenuto della sua anima senza conflitto alcuno con lo svolgersi delle cattiverie che albergano in questo nostro mondo.

Quando ho avuto tra le mani la bozza della sua silloge, le mani hanno cominciato ad insistere su quelle pagine che la componevano con intenso interesse per invitare gli occhi a immergersi in quei componimenti che facevano sgorgare da quelle parole, da quelle frasi, quel sublime sentimento che mai sminuiva, nemmeno con lo sfogliare delle pagine. Le immagini scorrevano nella mente e si fermavano a contemplare quell’immenso crogiuolo, il cui contenuto rappresentava la sublimazione dell’amore. Mai parole così intense hanno sfiorato i miei sensi. La mia anima è stata innalzata al di sopra della fantastica immaginazione che scaturiva come acqua di fonte, la cui vena appariva inesauribile. Alcune sue poesie sembrano appartenere ad un lontano passato,
e congiungersi con gli scritti dell’antico testamento e paiono descrivere l’amore di Geova per gli uomini. Sono parole che sgorgano dalla parte più profonda della sua anima. In altri scritti, pare che l’autore sia alla ricerca della solitudine per vivere un momento di intimità con la sorgente del suo intenso amore. Pone in risalto l’amore come foriero di una duratura pace all’ombra del Supremo Signore della Vita. In altri scritti la sua partecipazione al mondo che lo circonda, immagini di guerra, segnano profondamente la sua sensibilità più intima. Altro scritto pare rappresentare una lettera d’amore di una forza intensa che penetra il cuore di chi legge e lascia una incisione nella mente a raffigurare un sublime sentimento che supera i confini infiniti degli impulsi umani. In un momento di grazia viene preso fin nelle viscere più profonde e inoltra il lettore in un mondo dove il suo Dio impera in tutta la sua maestà.
I suoi scritti sono chiarissimi e dichiarano in tutta la loro potenza espressiva quello che ha nel cuore e nella mente. Un momento felice per la natura che lo circonda e libera il suo fascino nei suoi pensieri, sfociano nei suoi versi e lo conducono verso confini spirituali scoprendo nella sua mente la conoscenza e la meravigliosa grandezza del suo Dio.
Il tempo per tutti è tiranno. La tristezza è dei poeti che cercano negli sprazzi di tempo il riscatto ai propri sentimenti e mordono la loro anima con quelle intense ricerche che potrebbero condurli verso pascoli lieti. Alla fine splende il sole che spande i suoi colori sui suoi pensieri bui e allietano la sua anima con la speranza di un giorno migliore sotto il fascino influenzato del Creatore che è la luce della sua meravigliosa esistenza.
Le immagini televisive trasmettono, nell’autore, forti sensazioni che riempiono il cuore di tristezza. I sentimenti scoppiano nell’anima e la mano scrive rattristate parole. Un velo di mestizia scaturisce da qualche lirica che descrive la donna e la paragona alla luna per il suo malinconico aspetto e ad un diamante per la luce che emana. Quando si fanno certe conquiste, la paura di perdere tutto è sempre nella mente e il cuore palpita ad ogni assenza. Le liriche che si susseguono sembrano salire sempre più la china della conoscenza e raggiungere la cima del sapere con l’espressione sempre più viva e incisiva. In un conflitto irreale, tanti accadimenti fanno insabbiare l’amore e nasconde, per l’autore, il sole della nostra esistenza in fondo all’antro più scuro. È la scoperta di un mondo quasi irreale che si alterna alla vita e al timore di perderla in un soffio senza vento rimanendo distratto a guardare, incapace di reagire alle avversità e fa da spettatore affacciato dietro ai vetri della finestra della vita senza tempo. La tristezza del poeta raggiunge il culmine del pathos con la perdita di una persona a lui cara e si amareggia perché non riesce a trovare una giustificazione alle umane brutture che inondano la nostra terra di conflitti, dove l’amore è solo un miraggio. Allora si rifugia nella natura e scopre la bellezza del mondo attraverso essa. Il dialogo senza parole e la grandezza del Signore, espressi in tutta la sua chiarezza di un sentimento interiore che, per Orlando, non può essere taciuto.
Nonostante una tristezza interiore, nel suo cuore vive una intensa forza che esclude lo scoramento, un’anima in continuo ricercare la luce che ritiene sinonimo di Dio senza posa e senza interruzioni.
Quando sente che non ha una ragione, comincia a sognare e confida su chi è al di sopra di lui. Troverà e cercherà mille ragioni per vivere felice. Quando il connubio dei tre amori, di una madre, di una sposa, di un figlio sono dentro il tuo cuore, l’amore di Dio completerà il cerchio della vita e la tua esistenza sarà immersa nella felicità più piena e totale, altrimenti si andrà sempre alla ricerca di quel pezzo d’amore mancante. Concetti che ben esprime nelle sue liriche di immensa intensità.
L’immagine del Cristo splendente nella luce della grazia, genera sempre sentimenti che lo trasportano in un mondo favoloso dove le sensazioni si disperdono e fluttuano nell’aria alla ricerca di una ricompensa che non è di questo mondo, ma per questo mondo, e gli piacerebbe camminare con lui fianco a fianco e provare le sue stesse sensazioni immersi in una luce di grazia e di amore.
La morte di un giovane di sua conoscenza, le immagini forti degli sbarchi dei migranti, trasmesse per televisione, hanno fatto rinascere il Cristo nel suo cuore ricordando le parole del vangelo, quando il Cristo dice: “Ero nudo e mi avete vestito, assetato e mi avete dato da bere, affamato e mi avete dato da mangiare…”
Un albero in un muro protetto dalla luce e immerso nel buio, è la descrizione di un’anima alla ricerca del sole fermata dal peccato, quello stesso che al raggiungimento dell’altissimo sarà inondato dalla luce della grazia e quel peccato non rappresenterà che un lieve ricordo di una perdizione senza forte consistenza.
L’autore è come un fiume in piena. I sentimenti che riesce a sgocciolare con tanta facilità mettono in seria difficoltà chi legge. Sono versi di un continuo senza posa che necessitano di riflessioni e di interpretazioni e non di parole vuote e senza alcun senso. Sono poesie che nel profondo colpiscono i sensi e l’anima di chi legge e, ancor più, mettono l’autore in una aureola mistica rivolta sia all’amore verso Dio sia verso la propria compagna, che rappresenta il fulcro della sua esistenza terrena grazie all’intervento dell’amore e della grazia di Dio.
La continua ricerca della grazia lo proietta nel fantastico mondo dove ogni cosa gli parla di un meraviglioso ambiente immerso nella luce.
In altre liriche, emerge l’esaltazione della natura e della sua vitalità e continua in un abbraccio con l’amore, che muove tutte le cose, immerso nella musicalità del battito del cuore rivolto all’infinita essenza della vita e alla ricerca di una fede più salda.
A tratti, si scopre nell’autore un amore diverso da quello divino, un amore profano, un sentimento che proietta chi legge in un mondo dove la realtà non si confonde con la fantasia, ma è solo frutto di una intensità dell’anima riversata in uno scritto che addolcisce il cuore.
L’autore ha l’abilità di raccontare episodi interiori trasformando i suoi pensieri più intimi in parole che penetrano l’anima del lettore, come un fulmine nel buio della notte. 
Nello scorrere le pagine del libro sembra di sfogliare, a volte, un testo sacro in cui emergono rappresentazioni del castigo delle anime condannate nell’inferno. Lo scritto è chiaro e fruibile e di piacevole lettura. Si parla, nella sua opera, di un amore terreno con l’intromissione dell’amore divino e coglie, in questo amore enciclopedico, ogni azione come un preludio e un viatico per la santità dell’anima.
Angelo Giarletta

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