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Aspettando che il tempa mi viva

Aspettando che il tempa mi viva

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Si affaccia, con mirabile posa, su broccati di vellutata poesia, il pensiero intimista dell’autore, Lio Fiorentino, che sversa stille di virtuosismi poetici su curve di morbidi arabeschi che ha compiutamente disegnato per noi, al fine di consegnarci al fascino di arcani silenzi che ci svelano le parole mute dell’Essere, le sue voci urlanti, di spasimi e godimenti, che lo affliggono e lo inebriano... le angosce e le speranze: sigilli ed anatemi delle sue più segrete stanze, dove fremono i rintocchi di un tempo assai fragile per rincorrere farfalle di pietra.

Un lirismo puro, quello dell’autore, musicale e pregno di ricamate allegorie che ci conduce in sentieri ameni dove egli, poeta vate, ci attende per mostrarci i luoghi dell’animo, presidiati dalle lame del tempo mortale, ai piedi di un tempio dove si dibatte l’Essere, tra la fuga agognata e l’esilio forzato e dove, inquieto, giace, con la sua fame di Eterno... perennemente invaghito del volto dell’infinito che traspare da arazzi, distesi in lontananza, su volate di nuvole plumbee, alleggerite da rime leggiadre, di elegiaco cielo, perlaceo. E mentre il ricordo si ammanta di nostalgico sentore, egli, con i suoi versi di esule e viandante, ci tende la mano e ci avvia, senza livore, su quei sentieri di eterno, dove i suoi passi, di iridescente poesia, aprono al viatico sublime che conduce ai paesi dell’anima, poggiando le sue, e le nostre delicate certezze, su rocce di vita vissuta e già passata, che guardano all’orizzonte per rinascere di tempo novello e di sole sempiterno, nelle primavere vermiglie dell’animo, culla e madre di pensiero immortale.

La raccolta di liriche, rompe ogni indugio all’animo che chiede di sedersi alle messi di fulgide sensazioni... di emozioni calde, come pani, appena caduti dalla bocca di cherubini in corsa... Apre, senza forzarne le serrature, stanze chiuse da tempo dove corrono i puledri scalzi della Poesia, che nel poeta, si fa intima Parola ed Immagine fluida, mostrandoci percorsi di sconosciute ragioni, quelle che il cuore ha impresso, con segni antichi, nelle radure assolate e nelle stagioni sempreverdi dei prati della sua infanzia… che divengono riverbero delle stagioni che si muovono in noi... Il viandante ci conduce con sé tra rivoli di ardimentose lotte e passioni... ragioni e contraddizioni che segnano i lineamenti più profondi dell’Essere e che egli ci porge su talami setosi di finissima Poesia intimista… la sua magnifica Poesia, che ancora una volta, è anche vessillo e suggello del patto d’Amore che stringe cultura e solidarietà, in un tenero afflato che è tempo di vita… perché, come dice il poeta Fiorentino:

 

“Vivere o illudersi di farlo

e’ strana, bella follia.”

 

 

Filomena Domini

Potessa

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