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Paesaggi dell'anima nel gioco d'ombra della sera

Paesaggi dell'anima nel gioco d'ombra della sera

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I “valori forti” di Giovanni Cianchetti: ponti tra il mondo esterno ed il nostro “io” più profondo

Squarci di luce che illuminano una serata senza luna avvolta nella nebbia, sono i versi che Giovanni Cianchetti ha raccolto in questo libro; parole/fari che sembrano indicare al viandante smarrito la strada più dritta da percorrere per raggiungere l’uscita dal labirinto del vivere.
Lo fa con una poetica non “urlata” e non invadente, alquanto sommessa, con cui da oltre 40 anni affronta il tema dell’esistenza partendo da emozioni soggettive ben oggettivizzate e focalizzando l’attenzione sui valori forti di sempre: famiglia, fede, terra natia, natura, a lui sempre cari e mai traditi; compresi i momenti dei grandi cambiamenti, nei quali questi convivono con le nuove necessità e lo aiutano ad adattarsi ai continui mutamenti che la vita impone.
Valori che divengono per il poeta e l’uomo chiavi di lettura della realtà contemporanea.
Leggere i suoi versi, consapevolizzati e posti alla luce, sembra allora moltiplicare l’emozione e il significato profondo della loro potenza espressiva che lacera simbolicamente la freddezza, l’egoismo ed il distacco interpersonale di quest’era moderna post industriale la cui gente ha dimenticato di essere stata contadina, figlia di quella terra da cui tutto è venuto.
Rimane invariato l’animo umano di fronte al prossimo sofferente – sembra dirci Cianchetti – solo se noi gli usiamo forza imponendogli un atteggiamento che non è il suo. Lo scambio d’impressioni con il lettore, che avviene con questa realtà, è stimolante e redditizio: ora con sagacia ed ironia ora con leggerezza ed empatia che frenano lo sguardo superficiale e frenetico in utili soste ristoratrici.
Spazi preziosi del cuore e generosità che sono colmi di doni divini e che ci parlano, solo se sappiamo ascoltarli, di rapporti umani, di amicizia, di altruismo, di etica, di noi e dell’altro, che ha i nostri stessi diritto e bisogni.
Versi che in qualche caso interrogano la nostra coscienza in un esame autoconfessionale ed indagante; versi forse provocatori quando chiedono in quale misura abbiamo dato e preso dal prossimo, non per rimproverarci ma per portarci a riflettere e magari cambiare.
Un’opera che si delinea e configura come un’occasione particolarmente significativa per riflettere sul percorso umano in tema di solidarietà, etica, valori, e per ripensare una realtà non più esterna a noi ma che diventa parte integrante del nostro “io”, che viene così indagato e riscoperto nella sua essenza.
Una silloge, infine, che può essere un incontro profondo e fecondo con l’autore, che può essere vista come un ponte, un legame che unisce ciò che sta in basso – nelle nostre azioni materiali, quotidiane, grezze – e ciò che sta in alto – i principi, i valori, il sublime, il puro spirituale – e come un invito a percorrere questo ponte il cui cammino porta ad un’interiorità gratificante, uno stadio superiore di consapevolezza e di sviluppo del nostro essere, per acquisire la coscienza migliore, che vive nascosta dentro il nostro corpo psico-fisico.
Franco Cortese

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