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Il vero nello specchio

Il vero nello specchio

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Tra il viaggio immaginario dell’anima e gli excursus verso il quotidiano, lo spazio e il tempo si snoda l’iter poetico della raccolta “IL VERO NELLO SPECCHIO” composta 61 poesie inedite.

Traspare dalle liriche la vita nel suo farsi, mentre accade con tutto il suo carico di emozioni o di impressioni relative ad avvenimenti individuali o collettive, tristi o gioiose, silenziose o improvvise: sono schegge del vivere in una quotidianità filtrata in silenzio, mentre rovente appare l’asfalto del cuore e azzurro solo il giardino delle stelle, in contrasto all’“Hortus conclusus”, alle aride zolle che sono di fronte al cielo.

Così il deserto arido diventa lo specchio riflesso di un tempo, il nostro tempo, che appare nella nebbia e necessita di luce, di interpretazione come ricerca di verità, che a poco a poco sveli, grazie alla parola, ”la scorza che avvolge le cose” e ne riveli l’essenza: una parola chiara, quasi “corsara”, che contrasti l’effimero e trasporti la polvere nel vento.

L’impianto ritmico della raccolta presenta musicalità e tonalità diverse e invita alla lettura accurata, al di là della mera apparenza di parole e suoni.

Spazio e tempo, come Zenit e Nadir, sono uniti e rappresentano ciò che si vede, ciò che è stato, ciò in cui si è creduto o si crede vero nel presente, l’“hinc et nunc”, dell’attimo che fugge, ma che è anche filtro dell’“OLTRE”.

Così le onde della poesia oscillano da un lato verso un passato posto a fondamento dell’esistere, spunti come un “rewind” del tempo che passa, perché non si può comprendere il presente senza il filo che ci riporta al passato; dall’altra verso un “OLTRE” che è desiderio di conoscenze e di ricerca di verità ulteriore.

Squarci rompono il silenzio, parlano di fragilità, di qualcosa che manca, del valore salvifico dell’arte, di ciò che significa fare poesia oggi.

E nel particolare occhieggia talvolta l’universale, l’amore per la vita, il pensiero dell’essere che ricerca e si interroga e nel suo dispiegarsi diviene immagine concreta di volti, natura, strade, luci, quasi un viaggio di parole, una parola che diviene osservatrice e specchio dell’esistenza e del tempo in cui viviamo nel suo guardare oltre.

Si coglie così a tratti, per “flash”, per fulminee folgorazioni, la poesia che è quesito ontologico in grado di tendere lo sguardo al di là dell’effimero, della precarietà del vivere e del presente.

Non è astratto il verso: le visioni del reale, come in una spirale, vibrano, incalzano, esortano, avvolgono, frutto della consapevolezza che "arte è la presa di coscienza della miseria” che caratterizza il vivere dell’uomo e, nel suo dire, tende a cercare “ciò che salva e redime”.

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