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Torneranno a fiorire le viole

Torneranno a fiorire le viole

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Passione, sentimento, emozioni. Non è nostalgia quella che attraversa l‟autore di queste poesie, di questi versi, non è un modo per rimanere saldamente attaccato a valori e ritmi di una vita che non c‟è più.

Salvatore Viscio ci conduce nel profondo della sua passione, del suo sentimento e delle sue emozioni. I personaggi sono vivi o vivono in queste pagine, testimoni orgogliosi, uomini e donne in carne ed ossa.

Contribuiscono armoniosamente le illustrazioni del pittore Ciro Marino, che impreziosiscono il testo.

C‟è un momento della vita in cui si deve ammettere di appartenere senza scampo alla generazione dei padri. “Senza scampo” - come scriveva Pier Paolo Pasolini in I giovani infelici. C‟è un filo di rammarico, forse, nei versi di Salvatore Viscio, per alcuni modi di fare, comportamenti che frettolosamente i nostri tempi hanno archiviato. Ma mai nostalgia pura, o rievocazione folclorica.

L‟autore è consapevole che la vita è cambiata, ma ci pone di fronte al tema che i sentimenti e le passioni sono parte integrante della vita dell‟uomo e non saranno mai superati. Come ci ricorda Papa Francesco nella sua famosa lettera enciclica Laudato Sì: “nessuno vuole tornare all‟epoca delle caverne, però è indispensabile rallentare la marcia per guardare la realtà in un altro modo, raccogliere gli sviluppi positivi e sostenibili, e al tempo stesso recuperare i valori e i grandi fini distrutti da una sfrenatezza megalomane”. Attenzione ai dettagli, alla pioggia, al rumore della pioggia, all‟odore dei peperoni fritti, alla natura, al ruolo degli animali nella tradizione contadina (chi ha detto che l‟asino è un animale ignorante?).

La poesia, dal greco poiesis significa “creazione”, e innanzitutto costruzione del pensiero, lo crea, attraverso una duplice visione, poiché la lingua nella poesia ha una doppia funzione, di vettore,sia di significato sia di suono, e di contenuto, sia emotivo sia informativo.

Nella sua espressione più riuscita, la poesia, resta ancora conoscenza, il che non vuol dire verità; non rappresenta infatti un sapere relativo alla sfera del «pensiero» (logos), che si esprime attraverso la parola, bensì a quello dei desideri e delle passioni. Informativo perché informa, in modo particolare nelle poesie in vernacolo: usi e costumi antichi, arcaici e ancestrali riti della tradizione garganica. Speranzoso, come suggerisce il titolo del libro: “Torneranno a fiorire le viole”. Dunque un libro eclettico con riferimenti vari che vanno cercati nei testi e nel modo originale che Viscio ci propone in questa raccolta. I versi sono diretti, semplici, senza aloni o inutili ricerche di stile. Ogni verso è un pezzo di sentimento dell‟autore che viene donato al lettore, lo stile è quasi superfluo, si punta al sentimento, al ricordo e qualche volta ai misteri dell‟esistenza: “La mia voglia di diventare grande. Ora che sono grande, e un po' di più, mi resta soltanto l'inganno del tempo, con il sapore di miele e il colore del vento…”. Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di libri, di lettori e di sentimenti.

Salvatore Viscio scrive versi, ma principalmente cammina le montagne del Gargano, gira in bicicletta, cerca i funghi e gli asparagi come si faceva una volta e come si farà ancora, forse. Così, semplicemente.

Gennaro Tedesco

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