Tra sogno e realtà, ritagli di vita in versi

Il testo si propone al lettore in tutta la sua semplicità, in un breve, intenso viaggio, fatto di rime, di ricordi personali, di luoghi, di volti, di tradizioni, di devozioni e di memorie senza tempo. L’autrice spazia dalla fede alle tradizioni popolari folkloristiche del proprio paese, esprimendosi con naturalezza, con una genuinità quasi fanciullesca.

Leggendo le poesie, sembra quasi di vivere assieme ad essa, alcuni dei momenti descritti. Un assaggio, dunque, di un’innocenza ormai persa, nei giorni che viviamo, così permeati di strutture e sovrastrutture caotiche, di assenza di sentimenti veri, verso il bello che ci riserva il mondo. Una boccata d’aria pura, un ritorno alla semplicità introspettiva, palesata in ingenue preghiere, non espresse egoisticamente, preghiere per il mondo, per la pace, per i meno fortunati e, tematica incredibilmente attuale, per l’ambiente, deturpato, straziato dalla negligenza dell’uomo.

L’autrice ci trasporta, così, in un mondo tutto suo, fatto di colori, di sensazioni, di emozioni pure, umili e sempre modeste. Un universo trasognato, dove i canti di preghiera in rime, componimenti semplici, dettati dal cuore, si frappongono a memorie d’altri tempi, a ricordi romantici, a sogni d’amore, di quotidianità, di familiarità. Un inno alla semplicità, che si riscontra nei versi, come nelle tematiche e nelle parole, tanto genuine quanto piene di sentimento e di gergalità nella trasposizione. Così nella descrizione della festa del paese, così come nell’elogio alla luna, Giuseppina Giordano si mette a nudo, palesando e condividendo con il lettore tutto il suo bagaglio di sentimenti  e di emozioni, da quando era poco più che una ragazzina e sognava il Paradiso, Dio e la Luna, tanto bella ai suoi occhi; sino a giungere ad oggi, alla donna matura ed umile, che è divenuta, col tempo, che ancora adora contemplare gli astri, che ancora si perde ad ammirare quanto di bello ci sia nella natura, che ancora scrive dell’anima del mondo, con la purezza tipica, che la contraddistingue. Ebbene, l’autrice ci porta per mano in un piccolo viaggio esperienziale nella sua vita e in quella di chi le sta intorno. Un percorso fatto di versi, principalmente, ma anche di racconti semplici e genuini, quasi bucolici, che ci riportano con la mente e col cuore a quel tempo in cui, riuniti attorno al focolare, si ascoltavano colmi di meraviglia, i “cunti” dei propri avi.  Un connubio perfetto tra genuinità e fede, intesa come quella verso Dio e come quell’altra verso il futuro di noi tutti. La speranza, dunque, quella vera della brava gente, caratterizzata e permeata da un forte elemento devozionale- fideistico. Una lettura leggera e piacevole, nella sua interezza.

Valentina Tortora

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