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Varco amato – Canto di Cuore

Varco amato – Canto di Cuore

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Sorprende ancora Antonio Vitolo, poeta e divulgatore di emozioni di Olevano sul Tusciano, in questa nuova raccolta di poesie scritte nel periodo che va dal gennaio 2016 al gennaio dell’anno successivo. Un anno intero raccontato in questo volume dal titolo “Varco amaro – Canto di cuore”. E mai titolo fu più adeguato e felice, perché sintetizza una parabola sempre presente nei pensieri declamati dell’autore, che spazia con soave armonia tra visioni e sentimenti di mestizia ed esaltazioni di felicità e di speranza.

Numerosi sono i fili conduttori espressi nelle sue meravigliose poesie: tra questi, appare evidente innanzitutto una spiritualità profonda, autentica, totalmente affidata e che volge lo sguardo al Creatore di tutte le cose ed al Cristo “visione suprema di gioia”; il Cristo Signore è, per l’autore, fonte e genesi di serenità nelle difficoltà, di consolazione nelle afflizioni, di operosità nello sconforto, è la matrice che fa diventare totalità ogni particolare.

Detto ciò, colpisce ma a mio parere non inganna, a tal proposito, la poesia dal titolo “Lontano da Cristo”. Essa prende evidente spunto da un mesto pensiero dell’autore, uno stato interiore di mancata serenità, un “cardo di Maria”, come efficacemente lo simboleggia; il finale apparentemente ci confonde (“…anche se lontano da Cristo…”), ma il rigo precedente conforta: “Confido nella misericordia divina…”. E la misericordia divina avvicina sempre a Cristo, Antonio Vitolo lo ribadirà nei righi finali di un’altra bellissima sua lirica, dal titolo “Operose parole”.

Altro elemento trasversale è il racconto del “tempo”, non tanto inteso nel suo inesorabile scorrere quotidiano quanto nelle sue manifestazioni potremmo dire terrene, che lo caratterizzano e lo scandiscono, e che inevitabilmente condizionano gli animi e gli umori. Mi piace riferirmi ai continui e suggestivi riferimenti all’acqua e al sole, alla pioggia e alle nuvole, al cielo e alla terra. Anche questo elemento conduttore esalta la parabola a cui mi riferivo in esordio di questa presentazione, una parabola quindi “positiva” ed evolutiva che volge al bello ogni cosa, come l’arcobaleno ed il sereno dopo la tempesta. Nella poesia dal titolo “Trema il remo” il poeta scrive iniziando: “Trema il remo nella bufera sulle creste che stridono. La barca con forza si fa strada tra i flutti. Allenta d’improvviso il vento, fulmine, un raggio fionda la sua luce sui corpi…”; e continua così: “spazi nella mente che si libera dal tumulto dei pensieri…”, quasi uno stadio intermedio e includente verso ciò che, alla fine della poesia, Antonio Vitolo definisce e chiarisce in maniera esemplare: “incunea nella mente una chiara quotidiana felicità…”.

Infine, ma non come citazione finale, il paese dove ha svolto per diversi anni la sua apprezzatissima attività di medico, San Mauro Cilento. L’autore ne rimane positivamente coinvolto, quel luogo non è qui semplicemente raccontato ma dipinto, è lo sfondo dei suoi stati d’animo, delle sue attese, delle sue speranze. Il poeta, pur ora in una lontananza fisica, non si abbandona alla nostalgia se non a tratti e senza mai ridondanze, ma piuttosto sprigionando soavi rimembranze; infatti le sue suggestive descrizioni dei luoghi e dei riti appaiono paradossalmente lo spazio del suo presente più del suo passato, il ricamo di un affresco nel quale spargere e non sperdere la sua quotidianità e dal quale trarre aneliti di positività esistenziale: “ancora oggi, lontano, rimembro, con l’incanto del cuore sottobraccio, quegli attimi che si fanno interminabili, per liberare la serratura del mio pensare e spingerla oltre il muro del silenzio sul sagrato che, come mosaico del tempo, adorna di scale in pietra la volontà dell’Onnipotente”, scrive Antonio Vitolo a conclusione di una poesia meravigliosa dal titolo “Pensando al tempo sanmaurese”. Parole, queste, che possono ben sintetizzare la bellezza di questo lavoro, restituito ai lettori ed al poeta stesso con un’arte poetica attraente ed efficace.

 

Enzo Fauci

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