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Vagabondo per la Terra

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La poesia è prima di tutto un’espressione profondamente umana prima che un esercizio stilistico e retorico. Per questo motivo fare da preludio ad una raccolta di poesie è sempre un atto di forza rispetto all’interiorità e alla creazione di un poeta. Nemmeno si deve dimenticare che la poesia è frutto dell’estro umano: questo offre un ulteriore elemento di riflessione che ci permette di penetrare ancora più in profondità nei meandri della poesia, nella sua essenza, che non è qualcosa di poetico, bensì di umano, antropologico.

E’ un uomo colui che esprime il proprio rapporto con sé stesso, il mondo e Dio nella poesia. Questo ci offre la possibilità di pensare alla poesia da un orizzonte più ampio che non può fare a meno di tracciare un ritratto dell’uomo che si nasconde dietro le parole e i versi.

Ma la poesia non è antropologia nel senso stretto, teoretico, sociologico del termine: la poesia è la manipolazione del linguaggio e l’apertura di orizzonti di senso della parola. C’è, allora, un ambito che, pur essendo espressione dell’uomo, può ben dirsi del poeta in senso esclusivo: non tutti gli uomini sono poeti pur avendo ognuno la capacità di sentire ed esprimere con il linguaggio il proprio mondo. Cosa fa di un uomo un poeta?

La risposta è molteplice perché molteplici sono le stratificazioni del poetare nei secoli. Ma se ci è dato cogliere il nucleo dell’esperienza poetica lo possiamo certamente rintracciare nella capacità di produrre nelle parole un senso che va al di là della parola stessa. Per certi versi il poeta usando la parola, la consuma, la riduce ai minimi termini, la spoglia dei suoi significati volgari e quotidiani, la fa respirare di un’aria nuova e inaspettata. La parola poetica va al di là dei significati usuali, si espande nella misura in cui penetra nelle dimensioni più profonde dell’esperienze umano, acquista capacità espressiva nella misura in cui giunge ad esprimere l’inesprimibile.

Il nostro poeta, che presenta al lettore la sua opera, è un artigiano della parola: rabbia, ironia, denuncia, nostalgia, sentimento, ... sono le forze che si sprigionano dalle sue parole. Siamo di fronte a una galassia di emozioni che non possono essere catalogate e ristrette, ma vanno lasciate libere come libero è l’autore. Inoltre, in questa lotta interiore tra silenzio e rumore, dove il poeta stenta a prendere una netta posizione, sembra quasi che la parola stessa sia incapace a contenere il mondo di significati che il poeta vorrebbe donare alla sua poesia.

Ma è proprio a questo punto, probabilmente, che il poeta diventa voce di qualcosa d’Altro di cui la parola diventa il frammento e la traccia.

 

don Roberto Piemonte

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