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Immenso (Poesie e Satire)

Immenso (Poesie e Satire)

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Un bentornato ad Antonio Padovano, originale come uomo, pensatore, scrittore e Poeta.

Tuffarsi nei suoi scritti è conoscere la vastità dell’oceano ribollente del suo pensiero.

La sua febbre di verità lo porta a scompaginare l’ordine superficiale del mondo, segnalarne le ipocrisie, additarne i sepolcri imbiancati.

La sua mente incandescente partorisce scintille ardenti, come un Dio del Fuoco, possente e rigeneratore.

La forza misteriosa che lo anima è quella di tutti gli uomini, che non si adeguano, che non vogliono essere ingannati, che non si accontentano di verità preconfezionate, ma vogliono capire, prima di accettare e spingono gli altri a fare altrettanto, per la grande commiserazione dello stato in cui versa la maggior parte delle persone che non conosce i confini tra credulità e fede e tra fede e superstizione.

Io sento la sua angoscia sovrumana spazzare i luoghi comuni, chiedersi se tutto non sia voluto da “pochi uomini vili, nascosti in sette tenebrose che si fanno arbitri del destino delle genti”. (Visioni)

E allora perché non decidersi ad usare la propria testa, uscire dagli schemi stringenti e omologanti e guardare in faccia la verità, quella reale e non quella indotta da chi ha interesse a mostrarcela imbellettata, perchè “gli uomini guardino attentamente senza vedere, ascoltino intensamente senza udire e capiscano tutto senza intendere nulla?” (Guardare ascoltare capire)

E’ arduo fissare la realtà senza veli, in quanto è spaventosa, ecco perché i più fanno finta di non vedere, ma Antonio Padovano si erge a moderno Prometeo, in difesa dei comuni mortali.

Immane è la forza dell’inganno, quando s’incatenano le anime con la fede, in una confessione di superstizione, che come un invisibile diaframma, appanna la vista, danneggia l’udito e ottunde l’intelletto”. (Guardare ascoltare capire)

Ad un tale uomo si rivolge nella poesia “Fiori di bontà”: “Non hai fin troppe sofferenze su questa terra, per temere ulteriori castighi nell’altro mondo? Non sai vivere senza spasimi su questo globo per portarti nuovi mali anche nell’altro mondo? Non provi alcuna gioia in questa vita terrena, se non immagini un tuo fratello dilaniato negli spasimi eterni nell’altro mondo?” Come può dirsi religioso chi desidera il male altrui? Ma qual’è la vera Religione per il nostro coraggioso Poeta?

La Religione pulsa nel palpito indomito del tuo cuore, ove gioioso infuria l’amore: cogli la preziosità del tuo essere, la sacralità alta e la sua unicità divina ed eccelsa. I cieli ti chiamano solenni ai loro splendori, nel tripudio raggiante del tuo intelletto”.

E ancora: “La vera Religione, aleggia tra lo stormire degli alberi, sulle cime irte dei monti.”

“L’anima è sempre stata più una questione politica di armonia sociale che di credo religioso”, infatti i fondatori delle religioni, hanno portato un nuovo messaggio, adeguato alla comprensione degli uomini del loro tempo, ma non hanno mai fondato una religione.

I seguaci l’hanno diffusa secondo la loro comprensione e la loro interpretazione che ha subito, nei corso dei secoli, dei mutamenti, delle deviazioni, con l’inclusione di aggiunte arbitrarie che i fondatori non avrebbero approvato.

L’uomo ha bisogno del sacro. Ma cos’è il sacro per Antonio Padovano? “Il sacro è l’intimità tra l’uomo e l’universo che lo circonda.”

 Può essere deviato un bambino col marchio di una fede vera o falsa, che gli venga imposta? Qual è il risultato, non altro che “incatenare l’ignaro fanciullo con lacci e lacciuoli ad un credo e atrofizzare la più preziosa facoltà dell’intelletto umano: il sacro” (Lacci e laccioli)

“La vera Religione aleggia nello stormire degli alberi, sulle cime irte dei monti, sulle onde irrequiete dei mari e degli oceani, nell’arcano cielo infinito, tra le stelle del firmamento, nel profondo del tuo essere e tra la gente che ti circonda”.

Avrei voluto titolare la recensione “Il Vangelo di Antonio Padovano” Vangelo pagano, non come prae-cristiano, ma come vincolato al cosmo, all'unità degli esseri, al di là di ogni denominazione religiosa che divide i credenti in un unico Dio.

Oppure Vangelo umano, perché di solito, le ispirazioni, la profezia discendono dall’alto, arrivano attraverso messaggeri alati, ma qui è già tutto compreso nell’uomo. (Dio è l’essere)

“Cieco nel cuore non hai vista, sordo nello spirito non hai udito, muto nell’intelletto non hai verbo: Dio è l’essere e l’essere è Dio. Per conoscere Dio, tu stesso devi diventare Dio e in te Dio si deve fare uomo: le due nature devono coesistere, fondersi e agire all’unisono”.

Vangelo umano, perché nato dall’esaltazione e dalla bellezza dell’essere parte della Natura. (Il senso della vita: “tu sei il fine e lo scopo del mondo in cui vivi”) - (Il segreto della vita: “Cogli il significato arcano della realtà che la vita bisbiglia e non tace mai)

“La Religione pulsa nel palpito indomito del tuo cuore, ove gioioso infuria l’amore: cogli la preziosità indomita del tuo essere, la sacralità alta e inviolabile del tuo corpo, il soprannaturale scintillio del tuo spirito, l’unicità divina ed eccelsa del tuo essere. I cieli ti chiamano solenni ai loro splendori, nel tripudio raggiante del tuo intelletto”. (Religiosità)

“La Religione sprizza spontanea dall’anima umana, come il fiore erompe inconsapevole dalla terra”. (Soffio metafisico)

“Nella mia insulsa inanità di pulviscolo cosmico, una voce flebile nel cuore, giuliva mi sussurra che sono della stessa preziosità delle stelle.” (Scintillio di stelle)

“Figlio dell’uomo, non vivere per i benefici che la creatività dona nello spazio della vita, ma per le grazie che puoi arrecare all’umanità, nell’infinito trascorrere calmo e sereno dei tempi”. (Essere è tensione)

“Tu, sei immortale, figlio dell’uomo, non nella carne caduca e transitoria, ma nell’essere: scintilla sacra e divina. Vivi nella creatività e non sarai nella carne, ma nella scintilla dello Spirito divino, che come soffio magico e vivifico, crea le mille forme e i mille contenuti che allietano o turbano il tuo spirito”. (Vivi nella creatività)

L’anima del cosmo è palpabile nelle sue meditazioni, le sue parole aprono porte di realtà invisibili.

L’ immensa forza evocativa del pensiero di Antonio Padovano è il magma palpitante da cui hanno origine le sue “Visioni”.

Per il mio sentire, l’ immenso fermento interiore si proietta in ogni senso dal suo germinare alle radici dell’essere.

Questo è l’Uomo di Antonio Padovano, che vive “Alle radici dell’Essere”, negli spazi siderali ha serbato intatto il codice di interpretazione della vera realtà.

A coloro che non vivono alle radici dell’essere egli dice: “La Religione è ovunque, vivi dinamico la tua esistenza, che non è intrisa di principi, ideologie, dogmi o dottrine, ma di verità numinosa”. (Infinito indecifrabile)

“Il sacro è l’intimità tra l’uomo e l’universo che lo circonda” “Forse un giorno capiremo che ... la nostra vita è una sinfonia modulata su armoniche melodie cosmiche. Una grande opera d’arte teologica in cui la Religione è la proiezione del nostro essere nell’eternità incommensurabile e l’Arte è la bellezza numinosa che il nostro essere sublime percepisce”. (Rapiti nell’eterno)

Queste affermazioni sono incommensurabili e passiamo alle satire di questo messaggero che spazia dalle altezze vertiginose dei cieli alle profondità degli inferi dell’abiezione umana.

Nella sua sacra indignazione sale dalle profondità del magma infuocato delle perversioni umane, a deriderle.

E’ un passaggio questo che ci regala l’identità dell’autore: il lirico cantore e il furioso devastatore, il Mercurio delle sfere celesti e il possente Dio del fuoco con le sue macine roventi che pur si possono identificare con la parte opposta alle sfere celesti che ruotano nel senso inverso. Egli sa che sono facce di una stessa realtà, ma ha la libertà di interpretarne le volute secondo lo spirito naturale e non con quello artefatto.

 Quello che affascina di questo personaggio è lo slancio sovrumano con cui si proietta nel magma esistenziale del suo tempo, senza maschere, senza intermediari, senza una guida, a compiere un triplo salto mortale.

Non ha paura del vuoto, non ha paura degli inganni della mente, non ha paura di menzogne millenarie, sa che la verità di prima mano è quella depositata nell’intimo di ogni uomo retto, scritta dal dito dell’Unico Dio.

“Ho lasciato alle mie spalle tutto ciò che conoscevo, per calarmi nell’ignoto e perdermi nell’abisso tenebroso del tempo”. (Creazione del nulla)

Non vi è particolare che gli sfugga della vita attuale e le sue satire nascono, come fu per Giovenale, dall’indignazione per il degrado della società. Come lui si scaglia contro l’ipocrisia dei viziosi, l’insensatezza delle brame umane, la corruzione dei potenti, il cattivo esempio degli educatori, l’immoralità, l’imbroglio e l’ipocrisia degli ecclesiastici. (Il paradosso della menzogna)

Questo libro è anche un inno alla libertà di parola: quante cose ha potuto dire, senza il timore di subire delle sanzioni!

La poesia ha sempre cercato di veicolare verità scomode, la penna può divenire un’arma più tagliente della spada e può districare la giungla cresciuta con la complicità di piccoli uomini, per ostruire la via verso la libertà.

A fronte di chi cerca di livellare le intelligenze e uniformare le menti, egli rivendica la dignità dell’essere, col solo ausilio del suo immenso coraggio, si erge come un inviato dal profondo cuore della vita a ripristinare il suo valore. (I loti del ventunesimo secolo)-(La nostra epoca)-(L’orgia del sopruso)

Il titolo che ha dato al libro “Immenso”, all’inizio della lettura pensavo che fosse attribuibile al Creato, nella sua bellezza, nella sua unicità, nella sua gloria, ma andando avanti ho cominciato a capire che Immenso è “l’Uomo”, nelle sue potenzialità e perfettibilità infinite, lo stesso uomo reso infimo dai vari padroni e predoni di tutti i tempi, attraverso fantasiosi e geniali condizionamenti di asservimento, sfruttando paure reali e presunte.

Perché avrebbe altrimenti esortato l’uomo a guardarsi dentro e intorno e a riconoscere la sua divina essenza? (Emozioni senza parole)-(Scintilla dell’universo)

Questo non è un libro come gli altri: è il “libro dell’avvento”, avvento di una nuova era, dove la Fede sia supportata dalla ragione, dove ognuno sia chiamato ad esplicitare l’appartenenza al Grande Essere, nel rispetto di ogni altro elemento che ne componga l’”Immenso”.

Non si dovrebbe finire di parlare di questo libro, coraggioso, appassionato, vivo, intelligente, palpitante di istanze, mai acquiescente.

E’ una grafica insurrezione, che incarna le sue idee originali su cui sventola alta la bandiera della libertà di pensiero che ognuno ha il diritto d’innalzare.

 

Angela Furcas

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