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Una Comunità che Cura

Una Comunità che Cura

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Codice Prodotto: 00527
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La storia della Terapia Comunitaria Integrativa (TCI) comincia a metà degli anni ’80 in una favela di Fortaleza, nel nord est del Brasile. A lanciare questa iniziativa è Adalberto Barreto, giovane psichiatra e antropologo, da poco rientrato dalla Francia, dove ha ottenuto due dottorati, uno in antropologia e l’altro in psichiatria. In quegli anni, la sua preoccupazione maggiore è di invertire il movimento che porta i membri della comunità a recarsi individualmente all’ospedale per ottenere delle cure di salute mentale, facendo in modo che siano gli operatori sociosanitari a recarsi nella comunità per intervenire a livello della collettività. Cresciuto in una famiglia ricca di valori umanistici e d’impegno verso il prossimo, Adalberto conosce bene la gente umile che popola la favela. È un “poliglotta culturale”. Sa parlare il linguaggio dotto dello scientifico, come pure quello malizioso della saggezza popolare. Parla la lingua di Molière con accenti tropicali, quella del suo Brasile nordestino con l’inflessione tipica del Sertão. Non c’è da stupirsi quindi che il frutto del suo lavoro sia una riuscita mescolanza di apporti di culture diverse dalle quali ha tratto spunti originali per ispirare l’azione collettiva. Usando il linguaggio popolare, fatto di tante metafore, detti e proverbi, canzoni e “barzellette filosofiche” che rendono accessibili concetti complessi, Adalberto propone un modello che produce impatti non tanto sulla conoscenza ma soprattutto sulla coscienza, sulla scia di Paulo Freire. Al giorno d’oggi, il suo continuo traghettare conoscenza ed esperienze nei suoi andirivieni tra l’Europa e il continente latinoamericano ha dato origine a spazi di parola un po’ dappertutto.

Ma cos’è, concretamente, la TCI? A prima vista, semplicemente un incontro tra un gruppo di persone, sedute in cerchio, che conversano dei loro problemi durante un’ora e mezza, con la conduzione di un “moderatore”. In realtà, è molto di più. L’osservatore attento scopre, poco a poco, un’atmosfera di fiducia e di calore. I partecipanti si aprono ai presenti e accettano di condividere esperienze, storie di vita ed emozioni. Chi anima la seduta fa in modo d’instaurare un clima che coinvolge i partecipanti e fa sentire ognuno ben accolto e al sicuro.

Come definire quindi la TCI? Un gruppo di sostegno? Uno spazio di mutuo aiuto? Un metodo d’intervento comunitario? Una postura nella relazione.

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