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La donna nei Proverbi a cura di Vitina Paesano

La donna nei Proverbi a cura di Vitina Paesano

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“Chiarissimo prof. Cuomo” scrive Mons Biagio Verghetti nella sua presentazione del presente libro nel 1931.

Nello stesso modo mi delizia iniziare.

Perché?

Perché se potessi oggi discorrere con l’autore di questa divertente ma allo stesso tempo importante, singolare e intrigante pubblicazione, gli direi:

“Chiarissimo prof. Cuomo, meno male che sei nato nel 1878, altrimenti oggi saresti morto d’infarto!!!”

Anzi la “Donna d’oggi” t’avrebbe fatto morire d’infarto, per come la pensavi tu, per come eri stato formato, educato e cresciuto.

La Donna!!! La Donna!!! Questa figura segreta ed enigmatica che nei secoli ha sempre fatto parlare di sé….

Se guardiamo la donna italiana che vive agli albori del XX secolo, notiamo che è una “donna diversa”. Ai nostri occhi l’immagine di questa nuova “Donna” sembra aver reciso drasticamente i legami con la famiglia di stampo feudale dalla quale proviene; la donna di classe media ha preso possesso di alcuni settori nel mondo del lavoro. Ecco che la ritroviamo come insegnante, impiegata, telegrafista, telefonista, contabile; quella alto borghese e aristocratica è alla ricerca di un’identità diversa. E’ come se ella sul nostro tessuto sociale del Centro e del Nord, avesse acquisito la consapevolezza di avere un valore ben definito sicuramente rivoluzionario, cosa che avvenne molto meno al sud, tranne che nelle grandi città. Questo nuovo ruolo del quale la donna s’è impossessata al di fuori del contesto familiare, la colloca sicuramente in una posizione di rischio perché esposta al “giudizio” della collettività, ma allo stesso tempo le offre anche la possibilità di ottenere un’indipendenza economica che non passa al vaglio del maschio di famiglia. Di conseguenza cresce notevolmente per la donna l’autonomia ed il valore del suo posto nella società dandole l’opportunità di prendere coscienza di quanto ella vale effettivamente. La trasformazione della “Donna” avviene anche attraverso il suo modo di vestire.

Verso la fine dell’Ottocento si ha un cambiamento nella linea dell’abito femminile: scompare il rigonfiamento sul dietro della gonna e l’abito avvolge il corpo della donna quasi a volerne evidenziare dal collo alle ginocchia le graziose forme. La donna incomincia ad avere un rapporto giornaliero con lo specchio, osserva più attentamente il proprio fisico, ma soprattutto (e questo con grande rammarico del nostro autore Matteo Cuomo), inizia ad abbandonare qualche tabù che fino ad allora la rende inattaccabile dalle “male lingue”.

Girovagando tra le pagine di questo libro è chiaro ed evidente il monito che il prof. Cuomo lancia alle generazione di allora, ma soprattutto ai genitori di allora.

Monito oggi più che mai attuale. Un monito per frenare la sfrenata corsa alla modernità. Corsa che ci fu, è andata avanti ed ancora oggi prosegue. A dire il vero trascrivendo queste pagine mi sono anche molto divertita. Lo sbigottimento del Cuomo quando leggeva sui giornali: “La festa è terminata con un thè danzante” (pag. 41) ha il sapore dell’ingenuità quando scopre che il “the danzante” non è il the che danza, ma soltanto signore e signorine che ballano, ballano forsennatamente”. E il suo invito ai genitori di allora a non mandarle, non sarebbe stato utile se ascoltato, se pensiamo che oggi l’excursus del the danzante ci ha propinato la “donna-cubista” che al di là del lato economico che può essere più o meno allettante comunque rigetta la stessa in una situazione di “oggetto” per la delizia di uomini vogliosi? Come disse il Manzoni… “Ai posteri l’ardua sentenza!”.

D’altro lato c’è da dire che un giusto rigore morale da parte del Cuomo che si evince in tutte le pagine del suo libro, diventa esagerato quando rimprovera ancora una volta i genitori per aver portato le figlie a teatro a vedere… non spettacoli scabrosi e salaci, ma bensì (ascoltate bene) la Traviata, la Tosca, l’Aida (pag. 42). Così mentre da un lato troviamo il Cuomo che giustamente come “precursore morale dei tempi” capisce che la modernità che stava travolgendo la donna la porterà lontano dal focolare domestico con tutte le conseguenze nella “famiglia” che oggi ben conosciamo, dall’altro lato vi è quel ruolo in cui egli e molti uomini l’avrebbero volentieri relegata a vita: “il silenzio”. Essere l’angelo del focolare è bello, forse ogni donna lo desidera, chi inconsciamente e chi apertamente, ma crolla quando leggiamo che: “Lo so; per una donna è un vero sacrificio il silenzio. Ma sapete perché? Lavora poco. Se la donna lavorasse di più sarebbe meno ciarliera”.

E qui, voglio fermarmi un attimino per difendere la mia specie. Forse se penso alla donna di oggi, non scatta in me nessuna reazione, perché bene o male, lavora quanto l’uomo, a volte di più, a volte di meno, secondo i ruoli che ricopre. E ciarliera lo è. Ma se penso alla donna che viveva ai tempi del Cuomo mi viene una fitta al cuore. La vedo quella donna, senza lavatrice, con una montagna di panni da lavare… fuori di casa perché non tutti avevano questo privilegio in casa. La vedo… con una carretta di figli da crescere che già dalla nascita portavano come corredo “bocche da sfamare”! La vedo… che nel tempo libero aiutava l’uomo nei campi, il suo uomo, la sua terra…

La vedo… con l’ago in mano che ricamava il corredo di quella che sarebbe stata la mamma e la moglie di qualche altro e che per il momento era ancora la sua piccola!!!

La vedo… e mi fa tanta tenerezza.

E voglio fermarmi qui perché mi rendo conto che su questo argomento si potrebbe scrivere un altro libro. Perciò lascio a voi le conclusioni… Il consiglio che dò quando lo leggerete è di calarvi negli anni ‘30 in cui il Cuomo l’ha scritto attirando su di sé la rabbia di tutte le donne, tant’è che qualche anno dopo per far pace col gentil sesso dovette scrivere “L’uomo nei Proverbi”, attaccando anche il cosiddetto “sesso forte”.

Un grande plauso al Cuomo per avere racchiuso in queste pagine un dibattito sul ruolo della Donna, oggi attuale come allora, tant’è che leggendo questo libro in molte pagine mi sembrava di essere nel 2012. Buona lettura e buon divertimento!!!

 

Vitina Paesano

 

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