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Arte senza titolo

Arte senza titolo

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La memoria dell’epifania iniziale in “Arte senza titolo”

 

Tocca ognuno, ci attraversa e riapre ferite mai rimarginate: l’essere stati, distaccandosi e riconnettendosi alla vita, infinite volte, imprime un mosaico di forme variegato ed imprevisto, tralasciato e mai cancellato, in una resurrezione continua.

E’ in questo periodare dell’anima nel tempo che si affina il senso dell’Arte, che si corregge la prospettiva che coglie di volta in volta il senso più intimo dell’esistenza.

L’inquietudine che ci spinge a creare è data dal fermento di concrezioni ancestrali che si annidano in ognuno.

Quel “Fiat” che ha risvegliato la materia riecheggia, senza fine, in ogni atomo.

E’ così che, indipendentemente dalle capacità tecniche o dal grado di istruzione, ogni artista è soggiogato da questo empito divino e da creatura diviene creatore e restituisce qualcosa di sé al Tutto nelle forme nobilitate dall’Arte.

L’Arte è una riscrittura ed una rilettura del mondo delle forme di pensiero e di immaginazione e di formazione del Tutto, secondo la visione personale dell’artista.

E’ l’unicità dell’opera che coincide con la visione personale dell’artista a renderla importante.

La diversità è essenziale, è la rete su cui la vita intesse gli eventi e su questo cade ogni tentativo di critica omologatrice o prevaricatrice.

Dobbiamo educare il cuore alla visione profonda, alla comprensione degli antefatti dell’opera, alla crescita della stessa nel tempo, a considerarla come il sole di un sistema in embrione.

Non meno importante e meravigliosa di un sistema più complesso!

Questa lunga premessa ha lo scopo di creare la giusta prospettiva alla valutazione delle opere di scrittura e di scultura di Fiorentino Vairo.

Conosciuto come scultore di opere in legno d’ulivo, ha allargato alla pietra il suo interesse compositivo e ha, in un genuino slancio di amore per l’Arte, proposto una serie di poesie.

Tempo fa, al termine di una manifestazione, si è avvicinato a me, con una poesia in mano, pregandomi di leggerla e di esprimere un giudizio. Ero commossa dalla luce dei suoi occhi, pieni di speranza, mi presentava la cosa più bella della sua vita ed ho trovato le parole giuste per incoraggiarlo a continuare.

Questo suo primo libro mi riempie di orgoglio: è l’ultimo ingresso ufficiale nella famiglia del Centro Culturale Studi storici “Il Saggio” di Eboli e può dare coraggio a quei tanti, che ancora non hanno deciso di pubblicare.

Si può intravedere in tutte le sue opere una compostezza, quasi pensosa atonia, la sua; infatti, ha avuto molto tempo per meditare, nelle lunghe giornate, in cui il suo candido gregge brucava lento e le figure, come in un sogno ad occhi aperti, fluivano dalle pietre e dai ceppi d’ulivo, a riempire gli abbandoni al silenzio dei pascoli.

Altra sua attività artistica, che richiede attenzione e cura è stata quella di Stilista di capelli, ed ha trasferito la sua facoltà di adattare ad ognuno la foggia consona ai diversi lineamenti, anche alle sue sculture in pietra che appaiono sempre curate nella parte superiore del corpo. (“L’Arte dei capelli”, pag. 56).

Dai volti effigiati nella pietra traspare una serenità immota che le sue dita hanno risvegliato da un sonno epocale e vi è il senso dell’essenzialità di un mondo primitivo, la cui nostalgia lamenta anche nei versi.

Le figurine in legno d’ulivo sono di una grande semplicità, quasi scarne ed incomplete ed emanano un senso di povertà francescana.

Quel poco che deve bastare, può divenire tanto e addirittura tutto, una vita scevra di orpelli del benessere e dell’inutile ansia del superfluo.

Il passato ritorna sempre in mente al nostro autore, per quell’attenzione ai particolari, che fa lievitare l’importanza delle cose, che viste nei loro più reconditi aspetti possono acquisire dimensioni infinite ed apportare un senso di pienezza, di gioia e di familiarità. (“Vivere”, pag. 18) - (“A chiesa abbandunata”, pag. 20).

Tutto questo è consentito da una grande capacità di amare la vita e il mondo intorno a sé e per questo non basta una vita, ma molte vite passate ad amare le piccole cose.

La natura è una sorgente continua d’ incanto e nelle sue quotidiane contemplazioni scorge nella bellezza e nei suoi profumi presenze angeliche che invitano alla preghiera e ad esprimere gratitudine per tutti i doni di Dio. (“Sempre solo”, pag. 68) - (“Terrazza”, pag. 70).

Il suo piccolo mondo domestico immerso nel verde è l’abbraccio rassicurante, dopo le faticose giornate, e l’accoglienza di una donna, che lo sorprende con la continua solerzia costituisce il conforto maggiore. (“Casa mia”, pag. 16).

La donna, come madre e come compagna è vista con tanta gentilezza nelle sue poesie, e nelle sculture e composizioni di granulati è sempre bene in vista l’espressione più alta della sua femminilità. (“A' mamma”, pag. 28) - (“Il profumo di una donna”, pag. 44) - (“Donne e il mare”, pag. 38).

Non potevano mancare in questo primo libro cenni ai ricordi dell’infanzia, che restano cari per tutta la vita: il Natale, i giorni di scuola e i luoghi che l’hanno visto crescere come la contrada, la frazione. (“A vita”, pag. 8) - (“A terra mia”, pag. 10) - (“A frazion”, pag. 24) - (“A surgent”, pag. 30) - (“La contrada”, pag. 46) - (“L’acqua mia”, pag. 54).

Toccante la dolente memoria di “Brunetta”, perché lui le chiamava per nome le sue pecorelle, come fa Dio con le Sue stelle ed esse Gli rispondono, ma la sua piccola non risponde dal fossato fangoso in cui è precipitata, lasciandolo in un dolore senza fine.

Tanta finezza di sentimenti non può che derivare da un cuore semplice, pieno di fede che innalza alla Madre Universale un’implorazione: “Fammi salire in paradiso” nella bella poesia “La grotta degli Angeli”

L’umiltà è sicuramente la virtù che la Divinità ama di più nell’uomo e sono sicura che questa preghiera sarà esaudita, in un giorno che verrà.

Abbiamo lavato i nostri pensieri nell’acqua limpida e pura dei ruscelletti della sua Arte e conserveremo la frescura e l’atmosfera bucolica del mondo che ci ha regalato.

 

Angela Furcas

Giffoni Sei Casali, 20 Luglio 2011

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