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La Costituzione della Storia del Popolo Italiano

La Costituzione della Storia del Popolo Italiano

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La Costituzione italiana ha settanta anni. Il modo migliore per ricordare tale anniversario, dopo il revisionismo senza qualità di questo secolo, non è tanto quello di celebrazioni formali o di onorare la bandiera nel santuario, bensì è quello di riflettere sullo sviluppo storico e, soprattutto, sulla viva attualità della Carta repubblicana.

Correa e Grossi danno il loro buon contributo mediante un’opera attenta, non di carattere sistematico o dottrinario vero e proprio, bensì basata su contributi individuali, agili, che non perdono mai di vista il sottofondo della divulgazione improntata alla passione civile, il riferimento alla quotidianità dei rapporti istituzionali.

La Costituzione italiana ha settanta anni. Quale è la qualità della vita e della democrazia settanta anni dopo? La qualità della vita del popolo sovrano non è disgiunta dalla qualità della democrazia. Tale ultima, poi, è ben collegata alla centralità della Costituzione, che necessita continuamente di una società capace di sorreggerla e riconoscerla come norma fondamentale.  Non basta certo un libro per dare una risposta dettagliata ed esauriente. Del resto, i processi giuridici necessitano di tempo per conformare la realtà su cui vanno incidere e tanti percorsi tracciati dalla Costituzione sono ancora da percorrere o comprendere fino in fondo. Le su indicate domande, oggi, sono cruciali sia per il giurista, sia per il cittadino.

Essi, volgendo lo sguardo tanto al momento economico, quanto a quello politico-istituzionale recente, trovano alcuni momenti di incertezza o addirittura di scoramento, in quanto alla Costituzione rischia di sfuggire la materia politica. Sembra, cioè, che la Costituzione e la sua legalità non siano più, in un’Italia a bassa statualità, al centro dell’ordinamento, soppiantati dalla contingenza della politica oppure, in prospettiva più ampia, dalla tecnica e dall’economia. Compito dell’operatore del diritto, ad ogni livello, è quello di avere coscienza del momento costituzionale e riportare la Carta nel fuoco vivo della società, come breviario giuridico del cittadino comune. Nel fare ciò si può contare, in ultima istanza, sulla sicura e feconda attività della Corte costituzionale, che mette ordine rimettendo al centro la Carta repubblicana, che legge e decifra la realtà ordinamentale, che effettua un’opera di integrazione, di invenzione e reperimento di principi presenti nella trama sociale avvalendosi di nuovi principi e tecniche, quali la ragionevolezza.

 

 

Mario Panebianco

 

docente di Diritto Costituzionale

presso l’Università degli Studi di Salerno

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