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Racconti di vita mugnanese

Racconti di vita mugnanese

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Una nuova tappa nel cammino nel mondo della memoria di Alfonso D’Andrea che ci dona con i suoi racconti mugnanesi un affresco più ampio delle vicende della sua comunità dopo “Quei giorni bui e di paura a Mugnano Del Cardinale” dati alle stampe nel 2015 nei quali l’autore si soffermava soltanto sul drammatico snodo storico che dall’8 settembre giungeva al 2 ottobre del 1943.

Un lavoro dunque anche quest’ultimo nato dall’incontro tra memoria pubblica e memoria privata, vere muse ispiratrici del nostro autore, ma di respiro più ampio quasi un dilatarsi a raggiera dei ricordi su ciò che precede e pone fine al processo storico messo in moto da quel fatidico ’43.

Di qui una serie di foto in bianco e nero, riproposte da D’Andrea con lo stesso stupore incantato di una giovinezza inconsapevole, quando all’improvviso la Grande Storia sconvolse il mondo e cancellò ogni certezza soprattutto in chi, nato nel ventennio, era stato educato dal regime a starsene allineato e obbediente. Il desiderio di afferrare quelle immagini, di sottrarle all’oblio e trasmetterle ai figli di questo nuovo Millennio nel quale tutto muta e si trasforma, è secondo me una delle motivazioni più forti di questa scrittura. Un insieme di ricordi trascinati come cirri dal vento che mi ha riportato ai versi di Montale nella sua Lettera levantina “Vorrei che queste sillabe che con mano esitante di scolaro traccio a fatica per voi vi giungessero…” questo vorrei essere l’immagine che esce da una stampa tarmata, scordata memoria d’infanzia e crea un istante di pace nella convulsa giornata”!

Sul quadro storico e militare, con il fronteggiarsi di due eserciti, quello tedesco e quello anglo-americano che continuavano a combattere a Montecassino, a Ortona. D’Andrea si sofferma nel capitolo XI offrendoci uno spaccato suggestivo dei ragazzi di Mugnano radunati intorno all’ex GIL per condividere con i militari qualcosa della loro cena. Momenti sempre di vita quotidiana, sia pure di una quotidianità anomala, e la realtà di una pace sospesa, in un’Italia senza Stato né guida, divenuta, come la definì Churchill nel suo famoso discorso alla Camera dei Comuni del 22 febbraio 1944, “una caffettiera bollente” il cui manico poteva essere rotto “solo avendo a portata di mano uno strofinaccio”.

 Quale strofinaccio? Il governo Badoglio, la Monarchia? Cosa altro?

 Lontano dai grandi scenari e dai dibattiti ideali, il racconto di D’Andrea non si pone domande, soffermandosi sulla vita della comunità legata agli incontri presso il gradone della chiesa, all’arrivo di emigranti e di signorine italo americane decise a trovar un marito in paese, alle feste e alle scampagnate, ai pellegrinaggi per la festa di santa Filomena, alle notti brave dei ragazzi del luogo. Il Sud che si scopre separato dal Centro Nord, il bisogno di una classe politica in grado di gestire la difficile transizione dopo il crollo del vecchio ordine sono sottaciuti. In evidenza soltanto le elezioni del ‘46 e quelle per la scelta dei membri dell’Assemblea Costituente, con la deliziosa descrizione di comizi, con cortei di elettori e bande musicali, con la presenza anche delle orfanelle del brefotrofio sino all’arrivo trionfale a Mugnano nel novembre del ’46 di Giovanni Gronchi, un evento straordinario la cui descrizione apre e idealmente chiude questi ricordi mugnanesi.

Gaetana Aufiero

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