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Eucarestia. Dire amore da cristiani del nostro tempo. Dal significato teologico-biblico ala pratica dell’amore cristiano

Eucarestia. Dire amore da cristiani del nostro tempo. Dal significato teologico-biblico ala pratica dell’amore cristiano

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Il lavoro presentato è originale sia nel titolo che nell’esposizione dove lo stesso autore esplicita con chiarezza, nella premessa, che non ha alcuna pretesa di presentare nuove prospettive teologiche.

Il lavoro è il frutto colto al termine di un iter formativo che ha portato ad una riflessione personale sul sacramento dell’eucaristia, con un forte radicamento biblico. D’altra parte, la parola di Dio si pone come l’orizzonte necessario cui fare costante riferimento per ogni riflessione teologica, pastorale, morale e spirituale come ci insegna il Concilio: “La Chiesa ha sempre considerato e considera le Divine Scritture come la regola suprema della propria fede; esse, infatti, ispirate come sono da Dio e redatte una volta per sempre, impartiscono immutabilmente la parola di Dio stesso e fanno risuonare la voce dello stesso Spirito Santo. È necessario dunque che la predicazione ecclesiastica come la stessa religione cristiana sia nutrita e regolata dalla Sacra Scrittura (DV 21). È dalla parola, infatti, che la Chiesa impara lo stile di Dio e in quanto depositaria della Parola essa è chiamata a testimoniarla con slancio missionario, soprattutto con l’eloquenza della vita e a farla penetrare nei cuori affinché siano educati dalla Verità che salva.

L’amore non è un argomento che Dio ha trattato e che Cristo ha voluto illustrare. Esso Costituisce la ragione e il modo assunto da Dio per entrare nella storia degli uomini con l’Incarnazione e la Pasqua: si tratta di un amore che significa e comporta, già nell’Antico Testamento, la liberazione dei poveri e specialmente la cura paziente per tessere la realtà di una umanità nuova secondo il cuore di Dio. Nel Nuovo Testamento, poi, Gesù continua l’opera di liberazione e di solidarietà voluta e messa in opera dal Padre; egli è il buon samaritano dell’umanità che giunge non solo a soccorrere ma a dare la propria vita per il riscatto e la liberazione totale dell’uomo e ai discepoli Gesù domanda non di ammirare l’opera sua, ma di convertirsi a Lui per continuare la sia stessa missione.

L’autore poi si sofferma sull’insegnamento magisteriale per presentare il sacramento eucaristico quale “modello di amore cristiano”, da esplicitare ad intra e ad extra ecclesia. La Chiesa nasce dall’amore che è in Dio comunicato agli uomini nella persona del Cristo. Essa vive della carità di Dio e la diffonde nella storia per una fraternità fra gli uomini. Particolare sottolineatura viene data sia al rapporto tra eucaristia e famiglia che tra eucaristia e carità pastorale e sociale, con una specifica attenzione al mondo delle povertà e dei bisogni.

L’eucaristia è rivelazione dell’amore trinitario per l’umanità ed insieme il contesto e il vertice della carità ecclesiale. La carità pertanto è necessariamente legata all’eucaristia che è per eccellenza il sacramentum caritatis. Ora se il gesto eucaristico compiuto da Gesù nell’ultima cena non è altro che l’espressione della sua dedizione incondizionata, esso rivela in modo singolare l’essere stesso di Dio come Amore assoluto.

In tal senso possiamo dire che l’eucaristia è il fondamento dell’esistenza cristiana, perché essa inserisce l’esercizio della dedizione nei confronti dell’altro nel dono di Cristo al Padre e nel donarsi del Padre all’umanità in Gesù Cristo per mezzo dello Spirito Santo. Il Cristo, sorgente e modello di carità, è rimasto vivo e reale in mezzo a noi, sotto i segni sacramentali e l’eucaristia è “culmine cui tende l’azione della Chiesa e, insieme la fonte da cui promana tutto il suo vigore” (SC10).

Il rapporto tra eucaristia e carità è retto da un principio fondamentale: l’eucaristia, che è la persona di Cristo, fa la Chiesa, incorporandola, conformandola, assimilandola a sé e comunicando agli uomini lo Spirito Santo. La Chiesa, quindi, in quanto incorporata a Cristo fino a costituire con lui un’unica persona non può che vivere la stessa vita di Cristo, vita vissuta non per sé ma per gli altri, donando il proprio colpo e il proprio sangue.

Coloro che si nutrono del corpo di Cristo, perciò, non possono considerarlo solo come nutrimento: all’amore che ispira la venuta di Cristo deve rispondere l’amore di colui che l’accoglie. L’eucaristia, quindi, è forza che plasma la comunità e ne accresce il potenziale di amore: la rende una casa accogliente per tutti. In essa ogni diversità si compone nell’armonia, ogni voce implorante riceve ascolto, ogni bisogno trova qualcuno che si curva su di esso con amore.

Educare alla diaconia della carità, che scaturisce dal sacramento eucaristico, è la scommessa e la sfida poste alle famiglie e alle comunità parrocchia dalla società odierna ed è un’urgenza inderogabile che non può essere disattesa. La parola di Dio, il magistero della Chiesa, i bisogni concreti dell’uomo reclamano con forza questa urgenza e questa esigenza dentro il cuore di un cristiano e nel tessuto vivo di una comunità, che fa proprio il grido appassionato di Paolo: Charitas Christi urget nos.

Concludo, ringraziando l’autore per la “insistenza” con cui ha chiesto questa breve presentazione alla pubblicazione della sua tesi di magistero. È un lavoro che presenta chiarezza di contenuti, corretta metodologia e un’amplia bibliografia ed auguro all’autore ogni bene nel Signore.

 

Mons. Mario Salerno

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