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Dalla Bufala Bizantina alla saga sul Vescovo Pietro passando per il Sinedrio di Gerusalemme

Dalla Bufala Bizantina alla saga sul Vescovo Pietro passando per il Sinedrio di Gerusalemme

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Credo che questo secondo saggio[1] dovrebbe scoraggiare definitivamente i mistificatori della storia circa il “Sacro Speco” micaelico del nostro pur antico ma poco conosciuto paese.  Oggi, oggetto di studio è il libro “LA GROTTA DI SAN MICHELE AD OLEVANO SUL TUSCIANO”,  a cura del Prof. Alessandro di Muro[2], presentato il  14/10/2011.

Il tema è trattato come un vero problema; anzi, personalmente, come un dramma: problema, per la continua l’alterazione della storia,  inteso come UN VEZZO proprio olevanese; ma anche un dramma, per la verità perduta irrimediabilmente.

 

Il saggio è composto solo di quarantotto pagine, pertanto sarò breve, giusto lo spazio necessario per evidenziare i punti essenziali non coerenti con la storia olevanese tralasciando il restante materiale, anche sul quale ci sarebbe molto da discutere.

Con questo secondo scritto sono anche certo di rendermi impopolare; del resto è il prezzo che paga chi “pretende” di correggere, dissacrando, le saghe raccontate prima da autorità istituzionali (1996) e dopo da un professore universitario (2011). Non si va CONTROCORRENTE per piacere, se non si è costretti. È vera presunzione, la mia? Dimostrate il contrario di quanto ho scritto e mi metterò da parte; smetterò definitivamente di VOLER APRIRE PER FORZA GLI OCCHI AGLI OLEVANESI che loro malgrado neanche sanno di essere continuamente raggirati dai cantastorie di turno, ritenuti persone di fiducia.

 

Prima che scrivessi e pubblicassi codesto breve trattato, mi sono lasciato prendere dall’amarezza nel vedere ancora una volta la storia soccombere sotto i colpi delle romanzate, fatte passare per eventi storici da studiosi che riscuotono molta fiducia e stima.

Ho provato molta tristezza quando ho notato una esasperata difesa ad oltranza e in modo scorretto,  non del contenuto del libro ma degli autori, da parte di alcuni concittadini complici dei falsi storici olevanesi[3];  come se il saggio fosse un attacco alla persona e non allo scritto, comportamento contrario allo spirito della critica onesta. Il mio scopo dichiarato era ed è quello di introdurre “il senso critico” verso le opere nostrane, l’unico modo per impedire il proliferare di scritti  dal falso contenuto storico  salvando le persone, sempre e comunque; anche quando è difficile disgiungerle dai loro scritti[4]. Una mia altrettanta veemente ma errata reazione mi ha fatto perdere persino qualche amicizia, come potrebbe essere a rischio la mia amicizia con Nostri autori qualora non dovessero sopportare la mia critica serenamente.

Anche, quindi, per quanto sopra, scrivo ciò per solo amore di verità e non per entrare in conflitto con le persone. Correggere l’errore storico è un obbligo morale, che mi induce a dire il vero, anche a mio danno, sulla storia del nostro paese, a me molto cara e che continua ad essere falsificata, quasi che il cittadino olevanese non abbia diritto ad una corretta conoscenza; anzi, la mancanza di reazione dei concittadini sembra dimostrare a volte l’arrendevolezza verso chi li usurpa di un bene assoluto: la verità. Visti gli sviluppi, più che mai, mio malgrado, mi sento oggi un involontario paladino della verità storica.

Non combatto l’errore, che rientra nella natura delle cose, ma il falso; anzi, il falso costruito. Se l’errore umano è concepibile, non lo è quello costruito con la mente al solo scopo di ingannare.   

Comunque, indipendentemente dalla poca o molta cultura che posseggo, mi chiedo: cosa spinge uomini di alto livello culturale a scrivere cose non vere? Lo chiedo a chi gestisce la cultura olevanese continuando a creare saghe vendute per storia. La cosa grave è che nessuna delle persone colte lo fa notare; anzi, traspare una certa noncuranza verso la verità storica da parte di questi ultimi, come se nessuno volesse inimicarsi alcuno; inoltre, altri coinvolti nel falso, non sopportando che “l’uno qualunque come me” smascheri la falsità, cercano di obliare le prove del mio primo saggio. Mirano a salvaguardare la fama acquisita degli uomini anziché la verità, rendendosi complici del falso.

 

[1] Il primo è sul libro di GEREMIA PARAGGIO “La grotta di San Michele e dintorni”, Pro-loco di Olevano s.T., stampa Garzilli, Macchia di M.R.,1996.

[2] Docente alla facoltà di archeologia presso l’università delle Calabrie.

[3] Sono gli esperti d’informatica che al soldo degli ideatori del falso infestano i vari siti: locali, nazionali e internazionali sulla falsa cultura olevanese. Per difesa personale e per distogliere il lettore dalla verità storica, attaccano in  modo subdolo e depistante l’unico “critico” che ha distrutto il loro operato. Del resto affrontare il problema dell’alterazione storica significa condannare anche se stessi in quanto complici del falso bizantinismo (e delle altre “nuove”). Uno in particolare, un certo F.B., è andato oltre; senza entrare nel merito, più di altri si è offerto di giocare sporco; in effetti,  F.B., non avendo nulla da perdere in dignità culturale,  sperando di ottenere un po’ di visibilità, si sarebbe venduto per un po’ di vana gloria che i venditori di fumo  di turno gli farebbero credere di vivere.

[4] Ogni espressione che ha a che fare con l’alterazione della verità storica è riferita solo allo scritto e non alle persone; anche quando lo scritto e la persona sembrano un tutt’uno.

 

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