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50 anni dopo il futuro

50 anni dopo il futuro

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50 anni dopo il futuro

Per noi umani nati a metà dei “favolosi” anni sessanta, che per qualcuno è stato un decennio di un’era futura trapiantato nel XX secolo, la Luna rappresentava il futuro.
Quando venni al mondo, alla quasi esatta metà del “decennio”, la levatrice dopo aver comunicato ad un felice manipolo di parenti in nervosa attesa che era nato un maschietto, all’epoca erano ancora nella fantascienza ecografia e altre diavolerie,  esclamò con assoluta certezza che era venuto al mondo un candidato a passeggiare sulle lande della Luna. Quando mi è stata riferita questa cosa ho sempre avuto il dubbio in merito al fatto se questa affermazione sarebbe uscita fuori anche nel caso fossi stata una potenziale acquirente di Barbie! Ma erano altri tempi!
La corsa al futuro era iniziata da un bel po’, e in quella grandiosa occasione del primo sbarco sulla Luna, venni svegliato nel pieno di una calda notte di luglio da mia madre e fui presente “….al gran balzo per l’umanità”. 
Dei miei ricordi d’infanzia è sicuramente presente insieme alla finale della Coppa Rimet persa malamente in Messico  nel 1970 contro il Brasile di Pelè, il quale nel rifilarci un goal con un colpo di testa, nell’elevarsi per colpire la palla sembrò sfuggire alla legge di gravità tanto da emulare il razzo Saturno V!
Mentre i più grandicelli, erano già alla ricerca del paginone centrale di una celebre rivista con l’immagine di Raquel Welch come mamma l’ha fatta, noi più piccolini con una scala improvvisata e con la boccia, che ospitava il pesce rosso, in testa si simulava lo sbarco sulla Luna, con tanto di incomprensibili dialoghi in una lingua inesistente. 
Sembrava che tutto l’universo fosse a portata di mano e anche in tempi relativamente brevi.
Poi il “gran balzo” è stato ridotto solo ad una volgare questione di soldi. 
Furono spesi 24 miliardi di dollari equivalenti, ad oltre 100 miliardi attuali, ed in eredità abbiamo avuto una tecnologia ex novo che non si è ridotta al teflon e al velcro. La guerra in Vietnam ne costo almeno il triplo, ma senza nessun risultato apprezzabile per l’umanità. 
Ma la Luna era lì e non si poteva far finta di nulla. Sarebbe stata solo una questione di tempo. 
C’era qualcosa di simile ad un istinto primitivo di conoscenza, Lo stesso che ha fatto uscire l’umanità dalle caverne e conquistare il mondo. Non fu fatto per mera scienza. Alla fin fine siamo riusciti a sapere che la Terra e il suo satellite sono composti degli stessi materiali. La Luna fu creata da un grande impatto con un corpo grande quasi come il pianeta Marte di nome Theia che urtando la giovane Terra ancora allo stato fuso scagliando nello spazio frammenti che poi si ricompattarono in quella che vediamo oggi.  Non più un corpo alieno ma solo diverso per aspetto. 
Furono in 27, armati di grande coraggio e fiducia in se stessi, ad uscire là fuori, 12 (strana assonanza) a passeggiare e raccogliere sassi su quella grigiastra landa coperta di cenere e crateri. Di quei 12, oggi ne restano in vita solo quattro.
Quegli uomini fecero “il gran balzo”, assumendo dei rischi assurdi, perché era qualcosa che nessun essere umano aveva  mai realizzato prima.  Era tutta teoria che si  doveva tradurre in atti pratici.
I mezzi erano quelli che erano, oggi farebbero sorridere come i film di fantascienza degli anni cinquanta, approssimativi e con tanti punti critici. Nessun astronauta fu perso e solo una missione non raggiunse l’obiettivo: ci pensò il “fallimento di grande successo”  a ricordare al mondo che non si trattava di una gita fuori porta.
Il “ritorno” sulla Terra, tra i loro simili è stata, paradossalmente, la prova più ardua e in molti hanno inizialmente fallito, per poi ritrovare posto nella dimensione umana. 
Qualcuno ha sentito il “soffio” di Dio, percorrendo le strade del misticismo, più che altro  fine a se stesso. Altri hanno vissuto una specie di esaltazione che neanche gli “eccessi” riuscivano a placare. Per altri ancora  è stato un dono per comprendere meglio e vedere più da vicino l’umanità che abitava quella sfera di albastro azzurro, sospesa nel buio dell’oceano cosmico,  e che per un istante, gli deve essere sembrata aliena. E qualcun altro ha deciso di sottrarsi agli occhi dell’umanità e alla domanda che tutti vorremmo porgli: allora, com’era stare sulla Luna? 
Essere stati i primi sarebbe stato un privilegio. Essere stati gli unici, per così tanto tempo, è stato un peso, a volte, insostenibile!
Ai nostri giorni lo spazio, che si ammanta ancora di un fascino da frontiera dell’ignoto, tra breve diventerà meta di viaggi turistici anche per i comuni mortali. E questo forse sarà un bene: se il volo di Lindbergh aprì la strada ai collegamenti commerciali tra le due sponde atlantiche, passando, in poco meno di 50 anni e con una guerra per mezzo, dallo spartano Spirit of St. Louis al confortevole Boeing 747, può darsi che tra breve potremmo disporre di aerorazzi in grado di trasportarci da un punto all’altro del pianeta in pochi minuti.
Ma anche il ritorno alla Luna sarà inevitabile prima o poi, forse nel 2030, o più in là, ma senza il “gran balzo”. 
Non ci sarà una ricaduta tecnologica elevata. Le ragioni di questo ritorno non sono tanto chiare, anche perché nessuno ha mai fornito, dati alla mano, quali saranno i vantaggi, se non il desiderio di esplorare. Cosa che sanno fare benissimo le sonde automatizzate con costi più ragionevoli e meno rischi.
Speriamo solo che la Luna, come già ipotizzato dalla serie televisiva Spazio 1999, non diventi una discarica di rifiuti tossici e radioattivi. Se pure, che si abbia almeno il buon gusto di farlo sul lato nascosto!!
Venne conquistata una nuova frontiera senza progressivamente insediarsi. Non era mai accaduto prima, nella storia dell’umanità.
Quel futuro, rimasto tra i giochi di bambino, non si è mai concretizzato. 
Al massimo sono riuscito ad incontrarlo nelle vesti di simpatici nonni  che girano il mondo, dopo aver parlato della Luna, con il chiodo fisso della conquista di Marte, vista come una necessità. 
Ma come fare se nessuno ha neanche la più pallida idea di come progettare una simile missione?
La fine dell’avventura delle missioni lunari segno anche la fine del sogno che un mondo diverso fosse possibile, che una società diversa fosse possibile: ideali di libertà, diritti civili e dignità umana che una generazione aveva preteso ad ogni costo, sono finiti come evaporati sotto gli occhi della stessa generazione che li aveva creati e che non ha fatto nulla per difenderli e trasmetterli alla generazione successiva.
Siamo già da un pezzo nel terzo millennio, siamo ancora alle prese con problemi vecchi e nuovi: mai avremmo pensato di dover avere ancora paura delle epidemie, di medievale memoria. Le guerre sono ancora attuali e devastano ampie zone del pianeta. La fame del mondo è agli stessi livelli, se non peggiori, rispetto a quegli anni. Marte, per ora, può attendere!
Neanche il futurista Marinetti avrebbe potuto immaginare un futuro tanto uguale al passato, se non fosse per la tecnologia, la stessa che mi consente di scrivere questo libro, che è diretta derivazione del “gran balzo” di quei giorni.
Con il mio telescopio “torno” spesso dalle parti del Mare della Tranquillità, accompagnato sempre dalla sensazione che, quando ero bambino, qualcuno mi ci ha portato per mano!

Vincenzo Gallo

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