Il tuo carrello è vuoto!
Categorie
Il congiuntivo ritrovato. La scuola i suoi modi e i suoi mondo possibili

Il congiuntivo ritrovato. La scuola i suoi modi e i suoi mondo possibili

12,00€


Qtà:  Acquista  
Codice Prodotto: 00266
Punti Fedeltà: 0
Disponibilità: In Magazzino

La scuola italiana, da sempre, ha lavorato molto di mano destra con in tasca la sinistra o, al più, ancella della destra, comunque in posizione di subalternità e con ridotti spazi temporali e mentali: un orpello certamente smagliante da coltivare, però, dopo… e se…

Non è un caso infatti, che la creatività, la divergenza, i numeri primi, di solito, non hanno avuto vita facile all’interno della scuola: le intuizioni brucianti, le intelligenze senza briglie, le alternative controcorrente possono produrre sconvolgimenti all’ordinaria e rassicurante organizzazione della scuola delle “risposte corrette”.

 

            Negli ultimi  decenni, poi, è accaduto che dalla scuola, gradualmente, è scomparso anche il “congiuntivo” non solo come modo elegante del verbo che tende a farsi azione, ma anche come proiezione complessiva che guadagni il soggetto agli orizzonti altri del possibile. Un impoverimento innanzitutto linguistico che ha relegato la letteratura scolastica esclusivamente all’indicativo, negando, di fatto, agli alunni elitarie eleganze.

 Dire o scrivere presumo che domani piova è altra musica rispetto al dire o scrivere presumo che domani piove: quel piova , intanto, è più elegante  sul piano dei significanti e delle sonorità linguistiche  e, poi,  sdogana il pensiero a proiezioni altre sul piano del significato e del senso complessivi dell’esperienza che si va vivendo.

Una scuola coniugata esclusivamente all’indicativo sarebbe una scuola ingessata (quella delle risposte corrette) ridotta ad applicare ad Eboli, a Trieste, a Lampedusa norme rigide che vengono da lontano adagiandosi o appiattendosi sull’agio (ci sia consentito il bisticcio di parole) del pensiero logico e prendendo le dovute distanza dalle varie forme di pensiero narrativo che, pare, pure debbano appartenere all’uomo e che, nel corso dei millenni, non poco hanno contribuito alla creazione di raffinati artefatti concettuali, culturali ed organizzativi.

           

            Viceversa l’Autonomia delle Istituzioni Scolastiche assegna alle scuole un’autonoma capacità di progettazione e di regolamentazione con ampi margini di sussidiarietà e di creatività organizzativa sempre nel rispetto sostanziale della norma, evitando, però, inutili quanto dannosi irrigidimenti e formalismi. 

L’interpretazione, infatti, è una categoria giuridica che (come sosteneva il Ministro emerito Luigi Berlinguer), saggiamente azionata e motivata, consente di fare tutto ciò che non è espressamente proibito dalla norma la quale, a sua volta, da obiettivo, viene  derubricata a semplice strumento per la miglior organizzazione “possibile” di una scuola che, espressione istituzionale del territorio, da apparato diventa servizio.  In essa, se deve essere di casa il pensiero logico e l’indicativo quale modo del reale e della certezza del diritto, non può difettare il pensiero narrativo e la capacità di congiuntivizzare il reale.

 Dalle verità del pensiero logico-formale e normativo è opportuno muovere anche verso il verosimile ed il possibile del pensiero narrativo.

Come dire, le verità e le certezze normative, sovraordinate e valide per tutto il territorio della Repubblica, esistono e debbono esistere, ma l’uso che se ne fa dipende “dal funzionamento delle menti” delle persone che operano in quella particolare istituzione e da come le stesse si percepiscono e si raccontano nel loro fare.

            Ovviamente, la sicurezza e la prevedibilità del pensiero logico, se da un lato arrecano agio, fanno abbassare la guardia, dall’altro comportano il rischio di condurre alla noia, alla rutine dell’oggi uguale all’ieri e pure al domani. Le possibilità del pensiero narrativo, invece, mettono all’erta, attivano la sfera delle emozioni, generano soluzioni altre e presuppongono, a monte, sempre la capacità di mettersi in gioco e di rischiare, oltre che una buona dose di coraggio e l’autorevolezza necessaria per contagiare.

 

            I contributi raccolti e pubblicati in questo lavoro provengono da un magistero lungo circa cinquanta anni e ancora capace di futuro. Esperienze di scuola vissuta e narrata, eventi, per lo più, controcorrente, organizzazioni e didattiche divergenti contornano un progetto di scuola che, benvenuta al Sud, si colloca, oggi, nei dintorni dell’eccellenza.

Alcuni provengono direttamente dal campo (insegnamento: Salerno /Mariconda, Eboli /S.Cecilia /Via Gonzaga /“V.Giudice”); i più dall’esperienza di Dirigente Scolastico, prima, della D.D. di S.Angelo a Fasanella, della D.D. di Ottati (poi I.C. di Ottati), infine, dell’I.C.  G. Romano di Eboli; altri ancora dall’esperienza, dalla riflessione e dagli approfondimenti  quale formatore in corsi di aggiornamento e di preparazione concorsi vari. Gli uni e gli altri, per vocazioni, per emozioni, per proiezioni, intensamente si appartengono e ci appartengono. Fra tutti vi è un sottile ma profondo legame: una gran voglia di “congiuntivo” quale paradigma organizzativo e mentale che, dalla quotidianità, smuova e muova verso gli orizzonti del “possibile”.

            L’opera si snoda, poi, su due parti: due macro-categorie.

In una (Il presente del passato) viene rappresentato il presente della scuola che si è evoluta/migliorata grazie ad azioni ed organizzazioni innovative ed illuminate adottate in un passato, più o meno recente, che già possedeva in sé notevoli capacità di futuro.

Nell’altra (Il presente del possibile) trovano sistemazione argomenti che, facendo appello alla sfera delle emozioni, guadagnano alla scuola azioni e proiezioni avanzate praticamente impossibili per un pensiero esclusivamente razionale e coniugato solo all’indicativo. E’ la vis travolgente del pensiero narrativo, è il coraggio di volere e di osare che finiscono per  sdoganare il pensiero “a un mondo da creare”. “Non ha Colonne d’Ercole il pensiero…Né Ulisse né Colombo sospettavano le mille e mille isole in attesa”.

 

L’auspicio è che ciascun lettore e ciascuna lettrice possano partire da queste pagine per recuperare, e dal di dentro, gli stimoli e le risorse necessari per  “osare oltre”:  nel lavoro, nella scuola, nei personali percorsi esistenziali e soprattutto sappiano darsene una interpretazione convincente e generosa di senso.

Scrivi una recensione

Il Tuo Nome:


La Tua Recensione: Nota: Il codice HTML non è tradotto!

Punteggio: Negativo            Positivo

Inserisci il codice nel box seguente: