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Dal dialetto all’italiano in Olevano sul Tusciano e proverbi

Dal dialetto all’italiano in Olevano sul Tusciano e proverbi

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L’uomo che ricorda ed onora le proprie origini e la storia millenaria da cui proviene è degno di progettare il futuro e vivere la irripetibile esperienza di cultura e di civiltà di cui è parte integrante.

Chiese con qualche odore di chiuso, resti disadorni di manieri gentilizi, edicole votive in tutte le strade del paese, edere avvinghiate alle mura maestose di conventi e castelli diroccati, ruderi di fontane e lavatoi pubblici di un recente passato parlano alla mente ed al cuore di chi ama la propria terra, ove i nostri occhi, aprendosi per la prima volta alla luce, videro questa valle, queste colline, questo fiume e questo cielo.

Altro elemento vitale di una civiltà è il linguaggio, il modo di esprimere sentimenti, pensiero ed ogni genere di cultura.

Ecco l’attenzione della mia ricerca sull’origine delle parole, dei modi di dire trasmesse fino ai nostri giorni.

Gli studi linguistici, etimologici, lessicali, fonetici e di tutto il linguaggio in genere sono pervenuti ad una felice intuizione: le popolazioni conservano le proprie regole fonetiche e prosodiche anche quando finiscono per parlare una lingua diversa.

Tale intuizione trova riscontro in uno studio sinottico tra le più note lingue moderne.

Metto in evidenza la derivazione della parola “acqua”, che nella lingua latina suona senza la lettera “C” aqua.

Gli antichi pare si domandassero che cosa fosse questo elemento usando l’interrogativo Quid? (Che cosa), la cui radice Qu è finita nella composizione della parola Aqua.

Nella lingua tedesca acqua = Wasser richiama il pronome tedesco Was (che cosa?).

Nella lingua inglese acqua = Water contiene l’elemento pronominale “What”.

Anche nella lingua araba le parole ‘acqua’ e “che cosa” si pronunciano ugualmente “Maa”.

La lingua cinese evidenzia l’assonanza tra la parola acqua = sciuèeèi ed il pronome Chi che si dice sciueèi.

Il discorso sulla comune origine tematica, lessicale, fonetica e prosodica ci riporterebbe alla lingua Sanscrita, ma tutto diventa materia di difficile accessibilità e riservata a pochi studiosi specialisti.

Mentre la presente ricerca vuole valutare la ricchezza del linguaggio nei nostri dialetti locali, parlato dalle nostre comunità nel corso degli ultimi tremila anni dalle popolazioni più rappresentative che si sono avvicendate ed integrate nelle nostre valli.

Questi i popoli che nei secoli hanno abitato le nostre terre: osci o oschi, antico popolo italico, etruschi, greci, lucani, latino-romani, longobardi, bizantini, normanni, svevi, angioini, spagnoli, francesi.

Il linguaggio derivato dalle diverse genti è integrato, evoluto e in tante espressioni è giunto fino ai nostri giorni. Ora c’è pericolo che con la diffusione dei moderni mezzi di comunicazione e della buona acquisizione della lingua italiana possa scomparire del tutto. L’esigenza di conoscere le lingue straniere e l’effetto della globalizzazione che investe tutti i settori della vita civile, economica e sociale, nonché culturale tende ad eliminare totalmente dalla parlata quotidiana l’antico linguaggio fino alla sua probabile estinzione.

Questa modesta raccolta sarà utile anche a conservare e tramandare quanto è possibile di tanta saggezza popolare e culturale.

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