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Condividere significati educativi, scuola vissuta e scuola raccontata

Condividere significati educativi, scuola vissuta e scuola raccontata

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La ricerca di consenso è sempre stata la dimensione più significativa della mia attività professionale.

Non un consenso inteso come accondiscendenza rispetto alle mie convinzioni ed ai miei punti di vista ma un con-senso, inteso come ricerca di senso comune nel rapporto con i docenti e con gli altri operatori scolastici, come sforzo a condividere valori educativi e strategie organizzative e didattiche per affermarli.

E’ stata una ricerca continua, punteggiata da ostacoli e da intese, da conflitti e da scelte condivise, una ricerca dinamica perché nel tempo si sono modificati i valori educativi ma anche le strategie organizzative e didattiche. Una ricerca portata avanti attraverso percorsi narrativi, soprattutto all’interno degli Organi Collegiali e nelle tante esperienze di formazione dei docenti che ho vissuto.

Non so se le narrazioni sono state strumenti per costruire progetti educativi oppure non ho fatto altro che raccontare i progetti educativi che ho contribuito ad elaborare ed a realizzare nelle scuole in cui ho lavorato.

Sicuramente le narrazioni mi hanno aiutato a capire il senso di quello che avevo fatto o di quello che stavo facendo e mi hanno aiutato a individuare le direzioni da seguire e i sentieri da percorrere.

In fondo, la mia esperienza professionale è stata un lungo racconto fatto a me stesso ed agli altri; a volte un racconto collettivo costruito in situazioni di collegialità e di comunicazione interattiva; altre volte un racconto costruito individualmente e proposto ad altri per aiutarli a cogliere i significati educativi relativi ai loro contesti.

Perché ho proposto così anche le attività di formazione che ho realizzato; le ho proposte come ricerca di significati comuni, come spazi per condividere saperi culturali e competenze professionali.

In ogni situazione di lavoro vissuta ho sempre messo in gioco il mio punto di vista e le mie convinzioni, a volte affermandoli, altre volte imparando dagli altri attraverso l’ascolto e la discussione.

Non ho raccontato altro che la scuola che ho realmente vissuto, in un intreccio continuo tra idealità educative e strategie operative, tra prospettive di sviluppo dei contesti scolastici in cui ho operato e vincoli organizzativi e sociali con cui ho dovuto fare i conti, insieme con le tante straordinarie persone con cui ho avuto il privilegio di lavorare.

La scuola mi ha contaminato con i suoi valori culturali e con le sue sensibilità umane; valori e sensibilità che sono diventati tratti distintivi della mia personalità e che ho imparato a praticare anche nella mia vita quotidiana, al di fuori del contesto di lavoro.

Nell’ultimo decennio riforme finalizzate essenzialmente alla riduzione della spesa hanno impoverito la scuola pubblica perché sono state ridotte sia le risorse economiche che quelle professionali. I tagli continui hanno spesso frustrato le migliori professionalità, con conseguente calo di tensione ideale e di disponibilità all’innovazione ed al miglioramento.

Lascio la scuola anche per questo, nella speranza che nuove energie sappiano riprendere un cammino che negli ultimi tempi si è fatto troppo faticoso, non all’altezza del compito di formazione dell’uomo e del cittadino che deve contraddistinguere la funzione della scuola pubblica in un paese democratico.

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