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Regesti per una storia Vol. II Regesti di documenti (1494 - 1773)

Regesti per una storia Vol. II Regesti di documenti (1494 - 1773)

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…quando lo vedevo studiare, riassumere e trascrivere i "regesti" spesso mi chiedevo? Ma perché Io fa?

…e quando lo osservavo così assorto su quei manoscritti, distaccato dalla realtà, sicuramente altrove, mi chiedevo? Chi li leggerà?

Poi quando ho avuto tra le mani il volume precedente a questo, ne ho capito l'importanza. Certo non è un lavoro destinato a chiunque, forse a pochi, non è un lavoro che porterà meriti, elogi e danaro, ma oggi credo che ne sia valsa la pena. Scrivere dei "regesti" è importante per chi verrà, per non disperdere nel tempo notizie di importanza storica rilevante.

Sto restaurando un mobile antico di mia nonna… l’ho quasi finito… prima nessuno lo guardava, adesso qualcuno è interessato e quando sarà finito gli avrò assicurato la vita per un altro notevole numero di anni.

Ecco Giuseppe Barra stilando questi regesti ha fatto più o meno la stessa cosa. Ha riportato alla luce notizie vecchie e per un altro nugolo di anni le avrà destinate a vedere la luce del sole e non di essere rilegate tra montagne di scartoffie in archivi abbandonati e dimenticati.

Il regesto (dal latino regesta,-orum) nel Medio Evo indicava un registro, cioè una raccolta di documenti tenuti ordinatamente che venivano riportati in forma più o meno sintetica. Naturalmente era un modo senz'altro più comodo e veloce per gli studiosi che dovevano approcciarsi alle fonti storiche. Per stilare un regesto bisogna avere l'abilità di riassumere senza tralasciare nulla. Perciò di grande importanza era il compilatore... eccoci arrivati al punto.

Io non ho competenze in merito e non so a parole trasmettere quanto sia stato utile stilare questi regesti... ma mi piace riportare a tal fine una descrizione del "compilatore dei regesti" tratta da (www.icar.beniculturali.it/biblio/ArchivisticaPura)

Egli non dovrà: "…aggiungere cosa alcuna che lasci trapelare i suoi sentimenti, la sua erudizione. Non deve rivelare il nuovo apporto che recano alla scienza le sue ricostruzioni, per notevoli che siano: deve bensì esporle in modo che ognuno pussa giovarsene, Non deve anticipare giudizi, né lasciarsi sfuggire espressione, che li sveli; e neppure perdersi in lunghe prelazioni, che tentino di sfruttare, prima di altri, il risultato del suo lavoro. Tutto ciò costituisce un'improba difficoltà pel compilatore e scopre a chi non vi si sia mai provato tutta la somma di lavoro e di dolore che presenta la minima redazione di regesto, quando sia falla con coscienza che se a tanto non si pervenga, è facile che il regesto riesca cosa del tutto deplorevole, si da rappresentare un obbrobrio per chi la redasse e chi lo lasciò redigere. La lettura in fretta e disattenta dell'originale, l'inesperienza del compilatore nascondono tranelli di dimenticanze, di errori tali da indurre i consultatori in mende insanabili; che, pur troppo, ripetute, secondo l'uso, dall'uno all'altro, richiedono anni e anni prima di essere corrette. Perciò non sono mai sufficientemente raccomandate al compilatore la calma e la ponderazione...".

Ecco perché. vedevo Giuseppe Barra ore ed ore sugli stessi documenti... e solo quando era certo di averlo trascritto in modo sintetico e integrale, passava al successivo.

Bisogna riconoscergli il coraggio di aver intrapreso un lavoro difficile, per molti scocciante (ma non per lui) e soprattutto che pochi leggeranno. Ma chi scrive per assicurare ai posteri la storia, non pensa a quanti leggeranno i suoi libri, bensì pensa di aver strappato al tempo qualche annodi vita in più per tramandare il contenuto di vecchi documenti.

E poi perché privarsi della gioia di una giornata trascorsa in archivio se ciò piace e porta diletto al fisico e allo spirito?

Quando ti vedevo andare di mattina presto con la tua agenda sgualcita sotto il braccio, mi domandavo: "Ma chi glielo fa fare?".

Ora lo so, perché da quel luogo torni sempre felice, sazio, eccitato.

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