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Mario R. Stabile

Mario R. Stabile

Sono nato ad Eboli da madre analfabeta e padre con la quinta classe elementare. Erano piccoli contadini, braccianti salariati.

Sono nato nel pieno della seconda guerra mondiale (giugno 1943) dopo che il mio futuro padre aveva sposato mia madre nel 1942, durante una licenza matrimoniale, visto che, come militare, “serviva la Patria”.

Sul mio atto di nascita c’è scritto che sono di “razza ariana”.

Ho visto e patito la sofferenza e la fame del dopoguerra, ma in compenso ho avuto la mia “formazione motoria di base” nelle strade dissestate e le macerie della mia città, distrutta per il 70% dai bombardamenti anglo/americani e nelle campagne e colline della nostra Eboli.

Mia madre, che non aveva avuto la possibilità di andare a scuola perché allora ci andavano, quando era possibile, solo i maschi, ha sempre voluto con forza che studiassi e mi ha incitato, seguito ed invogliato, fino a quando è vissuta.

“L’istruzione è importante e certamente darà a te una vita migliore della mia!” Diceva!

Quando qualcuno afferma che la scuola non serve, o non è servita a niente, sappiamo che ha detto una grande falsità.

Forse queste considerazioni le profferiscono solo alcune persone che nella loro vita trovano insoddisfazioni o addirittura il “fallimento” relativo a quello che avrebbero voluto “fare”.

Poiché mia madre lavorava, fin da piccolissimo, visto che non esisteva “l’asilo o scuola materna”, mi “mandava” da una “maestra”.

E’ in questi anni che ho avuto due “episodi” che hanno dato un senso alla mia vita!

Uno legato alla famiglia ed uno da un punto di vista scolastico.

A sette/otto anni il mio nonno materno mi raccontò una storia: mentre potava delle viti, due dei suoi figli piccoli stavano giocando e cantavano la canzone Bandiera Rossa. Passò di lì una squadraccia fascista e per poco non fu arrestato.

Rimasi così scosso da questo fatto, tanto che dissi a mio nonno: da grande sarò comunista!

A quattro anni trascorrevo ancora le mie giornate dalla “maestra” e con precocità fui avviato alla scrittura e alla lettura.

Quando a sei anni dovevo essere iscritto alla prima elementare, la “maestra”, visto che già sapevo “leggere e scrivere”, consigliò a mia madre di fare l’esame per il “salto” (parola che diventò “magica” nel mio vicino futuro) dalla prima alla seconda elementare.

Sostenni l’esame da privatista dalla prima alla seconda classe, fui promosso e cominciai la scuola elementare direttamente in una seconda classe, che era tutta femminile, cosa stranissima per l’epoca.

Quell’anno per me è stato terribile; un solo maschietto, preso in giro continuamente dalle compagne.

Essendo stato “promosso”, mia madre pregò, un nostro parente che insegnava alla scuola elementare ad Eboli in una “terza, per farmi spostare nella sua classe, che era maschile.

Quest’insegnante era molto bravo, ma molto severo, parlava spesso in lingua dialettale, ma lo faceva insegnandoci la traduzione nella lingua italiana.

La mia vita cambiò negli anni scolastici 1951/52 e 1952/53, quando frequentai la quarta e quinta classe, visto che ebbi la fortuna di avere un grande e valente insegnante: il prof. PAOLO MEROLA.

Era un giovane maestro molto preparato, ma soprattutto aperto alle novità sociali ed a me e a tutti gli altri alunni, ha insegnato tre cose fondamentali:

1) Il concetto di democrazia: visto che ci fece eleggere il capoclasse;

2) faceva partecipare gli alunni alle decisioni più importanti;

3) il lavoro manuale: fece costruire molti attrezzi, fare cornici per quadretti, ecc…

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